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Si conclude con successo la prima edizione del Perpetuo Wine Fest e ci lascia con una domanda: quale futuro per questi vini?

Una prima edizione straordinaria quella del perpetuo Wine Fest che ha visto grande partecipazione di pubblico e grande interesse da parte di operatori di settore, produttori, ristoratori, giornalisti, sommelier e appassionati. Masterclass, banchi d’assaggio ma soprattutto dibattito acceso sul futuro di questi vini che vedrebbe nella DOC Sicilia la casa futura, ma con la DOC Marsala a fare da cappello.

 

Valorizzare e promuovere due simboli enogastronomici del trapanese, il vino perpetuo e il pesce povero. Questo è stato l’obiettivo principale del primo Perpetuo Wine Fest, l’evento organizzato da AIS Trapani e AIS Sicilia in collaborazione con Slow Food Trapani e che rimette al centro della scena vitivinicola i vini a carattere ossidativo, di cui la Sicilia vanta una storia secolare grazie al vino Marsala. Questa prima edizione è stata realizzata insieme al progetto Poveri ma Ricchi, promosso da OP Trapani e Isole Egadi, che, attraverso una serie di iniziative ed azioni, punta a valorizzare il pesce povero portandolo sia nelle tavole delle famiglie che dei ristoranti gourmet proponendone un abbinamento con i vini a carattere ossidativo e, tra questi in particolare, al Perpetuo.

“Il Perpetuo, non solo rappresenta l’identità e la storia del territorio marsalese e trapanese ma anche il passato e il futuro di questa zona – afferma Francesco Baldacchino, presidente AIS Sicilia (Associazione Italiana Sommelier) -. L’AIS, insieme alle altre associazioni del settore, ha l’obbligo di promuovere gli abbinamenti tra il Perpetuo e il pesce povero, per sottolineare il binomio vincente vino-territorio e, dunque, materie prime locali”.

Ma cos’è il Perpetuo? Il nome dell’evento vuole riprendere quel particolare vino che si produceva prima del vino Marsala. Oggi conosciamo il vino Marsala così come lo hanno voluto gli inglesi che, arrivati in Sicilia nella metà del ‘700 per cercare un vino da vendere al mondo, hanno trovato il Perpetuo, ovvero quel vino che si produceva nel trapanese già da diversi secoli. A questo vino gli inglesi hanno aggiunto l’alcol, fortificandolo per riuscire a trasportarlo senza rovinarlo. Il Perpetuo era, ed è, un vino che si rinnova per sempre, perpetuamente. Ogni anno i produttori di vino perpetuo lasciano una quantità di questo vino in una singola botte dove affina per poi addizionarlo l’anno successivo con il vino nuovo. Così ogni anno il vino prodotto porta in sé un po’ del vino dell’anno precedente, rinnovandosi di anno in anno, all’infinito. Una magia del vino che si era un po’ persa nei primi del ‘900 e che è stata ripresa nella metà del secolo scorso.

L’ossidazione, ovvero questa particolare reazione chimica che ha la capacità di alterare le caratteristiche dei vini creando spesso un difetto, qui diventa fase fondamentale del processo produttivo, donando ai cosiddetti vini a carattere ossidativo quelle particolari caratteristiche che li rendono inimitabili. Il Marsala, il Madeira, lo Sherry, il Vin Jaune dello Jura, sono solo alcuni esempi dei migliori vini a carattere ossidativo prodotti al mondo. Grazie a questa particolare tecnica di produzione, oggi sempre più riscoperta da tanti produttori, si riesce ad apprezzare vini intriganti ed a raggiungere frontiere aromatiche sempre più ampie ed interessanti.

L’evento si è aperto martedì 18 ottobre con la presentazione e la Masterclass in cui erano presenti 6 vini a carattere ossidativo di 6 produttori diversi. Palcoscenico di questa prima giornata la cantina Marco De Bartoli (Marsala, TP), cantina dell’omonimo enologo e produttore marsalese venuto a mancare qualche anno fa e che sul finire del ‘900 ha ripreso la produzione del Perpetuo mostrando al mondo le qualità di questo vino. Produttore visionario e lungimirante che ha saputo ridare voce a un territorio con i suoi vini a carattere ossidativo. La Masterclass, dal titolo Perpetuo, il Marsala prima del Marsala, oltre ai vini ha visto in abbinamento preparazioni a base di pesce povero che hanno dimostrato l’assoluta capacità di questi vini di abbinarsi armonicamente ai piatti della tradizione trapanese. 

Il Perpetuo Wine Fest è proseguito mercoledì 19 ottobre presso l’Agriturismo Vultaggio (Misiliscemi, TP) con una una tavola rotonda sul tema Vini a carattere ossidativo e pesce povero, dalle tavole dei pescatori e dei contadini alle proposte gourmet per valorizzare il territorio con nuovi percorsi enogastronomici dove si sono confrontati chef, ristoratori, produttori, giornalisti e sommelier per capire e sviluppare insieme idee che possano valorizzare al meglio i prodotti del mare abbinati ai vini a carattere ossidativo, riscoprendo anche i sapori di una volta. Dopo la tavola rotonda si sono aperti i banchi di assaggio dove erano presenti produttori, ristoratori e aziende del territorio.

“Questa prima edizione nasce dalla volontà di legare due prodotti fortemente rappresentativi di un’area, il vino perpetuo ed il pesce povero, con l’obiettivo di promuovere e valorizzare un territorio, quello di Marsala e della provincia di Trapani e il suo patrimonio enogastronomico”, commenta Giuseppe Vultaggio, delegato AIS Trapani e tra i promotori del Perpetuo Wine Fest.

“È il vino della nostra storia, della nostra tradizione contadina e familiare che più rispecchia il nostro territorio, il suolo, la salinità. L’auspicio – continua Vultaggio – è quello di rafforzare la consapevolezza da parte dei produttori dell’importanza storica e del valore che questo vino rappresenta e di sostenere la volontà di continuare a produrlo.”

“Slow Food Trapani ha il dovere di portare avanti la sostenibilità della pesca e sensibilizzare al consumo di questi piatti semplici che appartengono alla tradizione locale”, commenta Vito Saccà, fiduciario di Slow Food Trapani. “Da diversi anni, con una serie di iniziative, promuoviamo il valore del pesce povero o, meglio, dimenticato, e continueremo a farlo con prossime azioni ed eventi futuri, all’insegna della cultura del mangiar bene e sano”.

“Il Perpetuo è un vino territoriale e “democratico” – dice Renato De Bartoli -. A differenza del Marsala, per fare il perpetuo non serve deposito di alcol, deposito fiscale e non serve avere a che fare con la dogana per le accise. È un vino che chiunque può fare. Sono il Maestrale e lo Scirocco a generano il nostro vino territoriale”.

Ma quale futuro attende questi vini? Nei due giorni di incontri con i produttori di vino perpetuo, tra cui Renato De Bartoli e Nino Barraco, è emerso che questi vini necessitano di una “casa”, un disciplinare di produzione. E pare che qualcosa si muova nella DOC Sicilia, anche se i due produttori concordano sul fatto che il Perpetuo e questi vini a carattere ossidativo diversi dal Marsala, trovino prima un cappello nella stessa DOC Marsala al fine di garantire un vero rilancio di questi vini della tradizione marsalese.

Il dibattito è appena iniziato e il Perpetuo Wine Fest, motore di questo dibattito, si prepara ad una seconda edizione ancora più stimolante.

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1° edizione "Perpetuo Wine Fest, vini a carattere ossidativo" a Marsala il 18 e 19 ottobre 2022

Perpetuo Wine Fest è l’evento che rimette al centro della scena vitivinicola i vini a carattere ossidativo, di cui la Sicilia vanta una storia secolare grazie al vino Marsala.

Scopo di questa prima edizione è anche quello di valorizzare il pesce povero portandolo dalle tavole delle famiglie ai ristoranti gourmet e abbinandolo al Perpetuo.

L’Ossidazione, ovvero questa particolare reazione chimica che ha la capacità di alterare le caratteristiche dei vini creando spesso un difetto, qui diventa fase fondamentale del processo produttivo, donando ai cosiddetti vini a carattere ossidativo quelle particolari caratteristiche che li rendono inimitabili. Il Marsala, il Vin Jaune, il Madeira, lo Sherry sono solo alcuni esempi dei migliori vini a carattere ossidativo prodotti al mondo. Grazie a questa particolare tecnica di produzione, oggi sempre più riscoperta da tanti produttori, si riesce ad apprezzare vini intriganti e a raggiungere frontiere aromatiche sempre più interessanti.

Il nome dell’evento vuole riprendere quel particolare vino che si produceva a Marsala prima del vino Marsala. Sembra un gioco di parole ma non lo è. Oggi conosciamo il vino Marsala così per come lo hanno voluto gli inglesi che, arrivati in Sicilia nella metà del ‘700 per cercare un vino da vendere al mondo, hanno trovato il perpetuo, ovvero quel vino che si produceva nel trapanese già da diversi secoli. A questo vino gli inglesi hanno aggiunto l’alcol, lo hanno quindi fortificato per riuscire a trasportarlo senza rovinarlo. Così nasce il vino marsala. Ma cos’era il Perpetuo? Era, ed è, un vino che si rinnova per sempre, perpetuamente. Ogni anno i produttori di vino perpetuo lasciano una quantità di questo vino in una singola botte dove affina per poi addizionarlo l’anno successivo con il vino nuovo. Così ogni anno il vino prodotto porta in sè un po’ del vino dell’anno precedente, rinnovandosi di anno in anno, all’infinito.

Una magia del vino che si era un po’ persa nei primi del ‘900 e che è stata ripresa nella metà del secolo scorso da Marco De Bartoli, enologo e produttore di vini marsalese, visionario e lungimirante nelle sue scelte.

E proprio la cantina Marco De Bartoli sarà il palcoscenico del Perpetuo Wine Fest, qui il 18 ottobre ci sarà la presentazione dell’evento e la prima Masterclass AIS Trapani dedicata ai vini perpetui dal titolo Perpetuo, il marsala prima del marsala.

L’evento continua il 19 ottobre presso l’agriturismo Vultaggio nel comune di Misiliscemi dove si svolgerà una tavola rotonda sul tema Vini a carattere ossidativo e pesce povero, dalle tavole dei pescatori e dei contadini alle proposte gourmet per valorizzare il territorio con nuovi percorsi enogastronomici. Un incontro dove si confronteranno chef, ristoratori, produttori, giornalisti e sommelier per capire e sviluppare insieme idee che possano valorizzare al meglio i prodotti del mare abbinati ai vini a carattere ossidativo, riscoprendo anche i sapori di una volta. Al termine, le cantine, gli chef, i ristoratori e i produttori apriranno i banchi d’assaggio al pubblico per scoprire ed assaporare i vini, i prodotti e gli abbinamenti enogastronomici del territorio.

Programma completo su www.perpetuowinefest.it

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Gusto Vino

Arancino, l’orange wine di Caruso e Minini

Il bianco macerato di Caruso e Minini, presentato da pochi mesi ai consumatori, è già un successo. Lo abbiamo provato al Vinitaly 2022. Scopriamolo insieme.

Da oltre tre generazioni la famiglia Caruso produce vini nel territorio trapanese grazie ai vigneti che si estendono per oltre 120 ettari nelle città di Marsala, Salemi e Mazara del Vallo. Vitigni autoctoni e internazionali: dal grillo allo chardonnay, dal nero d’avola al cabernet sauvignon e molti altri ancora. Con la terza generazione arriva la famiglia Minini che apporta all’azienda il proprio know how sulla commercializzazione del prodotto

La cantina ha sede a Marsala in un antico baglio del 1900, completamente ristrutturato e ideato anche per accogliere turisti e appassionati del vino. Infatti è anche possibile prenotare una visita con degustazione dei vini dell’azienda accompagnati a tipiche preparazioni del posto.

E tra le tante etichette potrete gustare anche Arancino, un orange wine da poco introdotto tra i prodotti dell’azienda.

Questo vino nasce da un blend di uve bianche. Dopo la raccolta le uve vengono portate in cantina dove parte la fermentazione spontanea grazie ai lieviti indigeni. Durante la fermentazione le bucce vengono lasciate a macerare nel mosto per circa 20 giorni, questo conferisce al vino il tipico colore tendente all’arancio ma anche struttura e aromi. Dopo la macerazione il vino viene fatto affinare per circa 4 mesi in acciaio per poi essere messo in bottiglia.

Al calice il vino si presenta vivo e luminoso, con un bel colore giallo dorato tendente all’ambra. Il bouquet è floreale e fruttato, con note erbacee che ricordano la macchia mediterranea. Al palato è fresco, sapido, presenta una leggera trama tannica. Un vino di buona bevibilità adatto ad accompagnare piatti a base di crostacei, ma anche carni bianche e formaggi erborinati.

Caruso e Minini
Via Salemi, 3
Marsala · TP

www.carusoeminini.com

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Caruso&Minini 2.0, investimenti sempre più “green”. E la nomina di Nicolò Calza, nuovo direttore generale

Un futuro sempre più “green”, quello della Caruso&Minini, azienda vinicola di Marsala nell’estrema Sicilia Occidentale, con alla guida le sorelle Giovanna e Rosanna Caruso, quarta generazione di famiglia. È stata completata l’installazione di un impianto fotovoltaico capace di fornire energia pulita alla cantina fino a renderla autosufficiente. Il nuovo impianto, composto in totale da 534 moduli, è stato installato sui tetti dello stabilimento. E, con una potenza nominale di 200 KWp e una produzione stimata annua di circa 300 KW/h, fornirà un importantissimo contributo non solo per il risparmio energetico, ma anche per la salvaguardia ambientale: si stima una riduzione delle emissioni annue di CO2, di oltre 160 kg.

«In un momento di grande incertezza che sta coinvolgendo il mondo intero – afferma Rosanna Caruso, quality manager – la C&M decide di supportare lo sviluppo futuro dell’azienda con investimenti a 360° nelle risorse umane, in cantina a supporto della qualità e sostenibilità ed in campagna. Oltre all’installazione dell’impianto fotovoltaico, per migliorarci sempre di più, abbiamo anche abbattuto i consumi di energia, con un’attenta analisi delle criticità e delle inefficienze di sistema». Tra i recenti investimenti c’è anche la sostituzione del principale gruppo frigo, che serve l’intera cantina, con un nuovo gruppo di maggiore efficienza energetica e l’introduzione di ottimizzatori integrati con condensatori e filtri passivi.

«Chiamiamo il nostro nuovo corso “Caruso&Minini 2.0” – prosegue Giovanna Caruso, export manager – perché si tratta di una “visione nuova” che coinvolge la generazione composta da me, da mio marito, Andrea Artusio, e da mia sorella Rosanna, ma non solo». Gli investimenti orientati alla sostenibilità ambientale non sono infatti le uniche recenti scelte della proprietà. Nel campo delle risorse umane, c’è una novità: la nomina del nuovo direttore generale, Nicolò Calza. «Per i nostri progetti di crescita futura saremo guidati da Nicolò Calza a cui abbiamo affidato l’incarico di direttore generale, accogliendolo nella nostra famiglia. Piemontese di origine, ha una grande esperienza professionale alle spalle, proviene dall’azienda friulana Livio Felluga e non ha avuto esitazioni ad essere sin da subito coinvolto nel nostro progetto, di cui si è immediatamente innamorato».

«Sposo un progetto ambizioso con una squadra giovane e affiatata – dichiara il neodirettore – nel quale ho il piacere di entrare a far parte come figura di riferimento, che mi porta a mettere sul campo tutte le mie competenze professionali fino a questo momento acquisite. Credo fortemente nelle potenzialità della Sicilia e dell’azienda C&M in particolare, in quanto ambasciatrice di tipicità e qualità nel mondo».

Diversi sono i progetti che l’azienda porterà avanti negli anni a venire, orientati alla sostenibilità, soprattutto, e alla valorizzazione dei vitigni tipici. L’azienda, in possesso della certificazione Bios per i metodi di produzione biologica, si estende per 120 ettari vitati. Le vigne, nelle contrade Giummarella e Cuttaia, si trovano in una zona collinare dell’entroterra trapanese, a est di Marsala, con un’altitudine massima di 450 metri s.l.m. Ogni loro porzione è stata scelta, con l’esperienza di chi la coltiva da generazioni, per creare la migliore combinazione possibile tra la vite, il clima e la terra. I terreni ospitano vitigni autoctoni quali Grillo, Catarratto, Zibibbo, Grecanico, Inzolia, Nero d’Avola, Perricone, Frappato e Nerello Mascalese, ma anche vitigni internazionali come Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Syrah e Merlot. La produzione è di 650.000 bottiglie, vendute in 40 Paesi e 5 continenti, principalmente all’estero. «La crescita del mercato regionale è uno dei prossimi obiettivi aziendali – afferma Andrea Artusio, marketing manager – e questo ci ha spinto anche ad un investimento sulle risorse umane per rafforzare la nostra rete vendita». Un processo insolito, quasi inverso, quello della C&M che da ambasciatrice autorevole della Sicilia del vino all’estero, punta adesso ad una maggiore presenza nella propria terra d’origine.

L’azienda vi invita a degustare le nuove annate e i nuovi prodotti alla 54^ edizione di Vinitaly. Padiglione Sicilia, Stand 78 F.

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WineUp Expo 2019, il meglio dell'enogastronomia siciliana a Marsala dal 7 al 10 Novembre

Ritorna a Marsala la manifestazione enogastronomica WineUp Expo. L’edizione 2019 andrà in scena a Marsala dal 7 al 10 novembre nella splendida location di Villa Favorita.

Vino, cibo ed enoturismo sono i temi principali di questa importante kermesse siciliana. Un grande evento che mette al centro la Sicilia e che vedrà Marsala diventare un villaggio globale delle eccellenze enogastronomiche siciliane.

Giunta alla sua terza edizione, WineUp Expo è nata per valorizzare in Italia e all’estero la cultura del vino e del buon cibo. Un format studiato per mettere in relazione persone, imprese e competenze con l’obiettivo finale di creare un evento che sappia coinvolgere visitatori e operatori professionali e per far crescere sempre di più il comparto dell’enogastronomia siciliana d’eccellenza. E ancora, valorizzare la peculiarità del territorio siciliano, la sua ricchezza di prodotti tipici e creare un vero e proprio sistema di qualità dell’agro-alimentare siciliano.

Il programma di quest’anno è ricco di incontri, dibattiti, degustazioni, masterclass, mostre. Tantissime le aziende che esporranno i loro prodotti nei quattro giorni dell’evento. Interessanti anche le masterclass di cucina con importanti Chef siciliani: Ciccio Sultano, Tony Lo Coco, Patrizia Di Benedetto, Claudio Ruta, Accursio Craparo, Antonio Fratello, Emanuele Massari, Francesco Arena, Gionatan Caruso, Daniele Vaccarella e Chicco Cerea.

Cuore dell’evento i due concorsi: il concorso culinario “La Medusa” e il concorso enologico nazionale “Venere Callipigia”.

Il concorso culinario “La Medusa” è diretto dallo Chef Paolo Austero e parteciperanno trentasei tra i migliori chef della cucina siciliana, i quali sono stati invitati a creare un nuovo menu che ha quale tema la “cucina tipica siciliana rivisitata a proprio gusto”. Menu che saranno valutati da una giuria di qualità formata da chef e giornalisti rinomati a livello internazionale, e che possono essere degustati anche dal pubblico acquistando il ticket.

Il concorso enologico nazionale “Venere Callipigia” vede invece come direttore il Sommelier Luigi Salvo. Anche qui una giuria tecnica formata da esperti e professionisti della degustazione, valuteranno le etichette in concorso, con degustazioni che avverranno rigorosamente alla cieca.

Inoltre ricordiamo il concorso Mixology rivolto ai migliori Bartender siciliani che si cimenteranno nella realizzazione di cocktails originali.

L’evento, in collaborazione con l’Associazione “Fiera Franca SS Salvatore, ospiterà anche la mostra “Art Food Vision”, una mostra sul connubio arte, vino e cibo. Tra le opere esposte durante il concorso 1°Edizione della Biennale Premio Punico 2019 sono state scelte dodici opere finaliste le quali serviranno ad esternare un sinergismo fra arte figurativa ed arte culinaria; un matrimonio fra creatività e innovazione dell’arte contemporanea e dove la peculiarità dei piatti realizzati si evidenzierà oltre che dalla bontà e dalla scelta delle eccellenze dei prodotti siciliani con la conseguente esaltazione dei sapori ma anche e sopratutto dalla sua rappresentazione decorativa ed artistica.

Dal programma elencato e dai nomi presenti, non possiamo che aspettarci un grande evento. Ma siamo sicuri anche che sarà una grande festa dell’enogastronomia siciliana.

WineUp Expo 2019
Marsala, 7-10 novembre

www.wineupexpo.it

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Eventi Focus On Gusto News Vino

NOT Rassegna dei Vini Franchi va in scena a Palermo al grido “Non Modificare, Non Interferire”

Do Not Modify, Do Not Interfere. Semplicemente NOT. Una doppia negazione per lanciare un messaggio positivo: invitare i produttori di vino ad intervenire il meno possibile sulle pratiche di vigna e di cantina e quindi a non modificare, se non addirittura stravolgere, il risultato finale.

Siamo a Palermo, ai Cantieri Culturali alla Zisa, un luogo diventato ormai simbolo della rinascita di questa città. Una città sempre più aperta, libera dai pregiudizi che per troppo tempo l’hanno accompagnata e soprattutto pronta al confronto con le altre grandi città italiane. I Cantieri Culturali alla Zisa rappresentano un modello vincente di recupero ma anche un messaggio forte di crescita di un’intera comunità. Quindi mai luogo e città furono più azzeccate per un evento del genere.

I Cantieri Culturali alla Zisa sono un’ex area industriale di Palermo. La struttura venne costruita per ospitare le officine Ducrot e comprende diversi capannoni. Un luogo di importanza storica, dove tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento furono realizzati opere in stile liberty disegnati dell’architetto palermitano Ernesto Basile. Opere utilizzate anche come arredi dei saloni delle navi da crociera e delle varie residenze della Famiglia Florio e per gli arredi di Palazzo Montecitorio. Oggi quest’area è utilizzata come spazio espositivo per eventi teatrali, musicali, cinematografici e iniziative culturali di ogni genere.

Qui è andato in scena NOT Rassegna dei Vini Franchi, un multievento dedicato al sistema produttivo che mette al centro la figura del vignaiolo, il lavoro artigianale e che diffonde la coscienza del bere come atto non solo culturale ma anche politico di salvaguardia della natura e dell’identità territoriale.

“NOT ha colmato un vacuum nel panorama della promozione del vino in Sicilia. Ci impegneremo affinché diventi un appuntamento istituzionale annuale nell’agenda di Palermo e dell’Isola – ha dichiarato il sindaco Leoluca Orlando che ha dato il benvenuto ai vignaioli protagonisti di NOT. – “La cultura del vino appartiene all’identità di questa città – ha ribadito il primo cittadino – è la nostra storia ed è ciò che dobbiamo coltivare per il futuro. NOT amplifica questa vocazione, ha colto il fermento, una nuova sensibilità, l’evoluzione verso un certo modo di bere e attenzione all’ambiente, al territorio”.

Vini franchi, ovvero vini cosiddetti naturali, onesti, non modificati dalla chimica. Vini che per lo più nascono da vigne condotte in biologico, se non addirittura in biodicamica. Vini sui quali si preferisce intervenire il meno possibile in cantina come in vigna: zero (o quasi) chimica, zero (o quasi) solfiti, uso di lieviti indigeni, fermentazioni spontanee, ecc.

In questo post non voglio fare un trattato sui vini naturali, voglio solo soffermarmi su ciò che ho avuto la possibilità di provare sulla mia pelle, anzi sul mio olfatto e sul mio palato.

Personalmente, chi mi conosce, sa che non sono per le “etichette”. A mio modesto modo di vedere il vino deve essere pulito, ben fatto, che esprima un bel bouquet, che al palato inviti al sorso, che sia anche espressione di un territorio se non di un’idea. Il vino deve essere semplicemente ben fatto. Se poi siamo di fronte ad un vino convenzionale, naturale, biologico, biodinamico, ancestrale e chi più ne ha più ne metta ok, basta che sia fatto bene.

Certo se un produttore, o un vignaiolo, riesce a fare un buon vino intervenendo e modificando il meno possibile, allora c’è da dire chapeau, tanto di cappello. E questo è quello che ho avuto modo di apprezzare a NOT.

Oltre cento cantine e aziende agricole partecipanti con 500 etichette in degustazione. NOT – Rassegna dei vini franchi ha aperto una strada al centro del Mediterraneo per il movimento culturale dei vini franchi, artigianali, creando un occasione di incontro e confronto di respiro nazionale e internazionale al sud tra produttori che condividono lo stesso percorso, ciascuno con il proprio territorio e storia da raccontare. Per i tanti vignaioli artigiani di altre regioni è stata la prima vetrina in Sicilia. “Sono felice di essere venuto a Palermo – ha detto Gianmaria Sforza di Marinferno, cantina nel cuore dei colli piacentini -. Mi ha dato la possibilità di conoscere e confrontarmi con i colleghi produttori siciliani. Il tutto in una cornice bellissima. Not è stato un mix di energie che non si trova altrove nel resto d’Italia”. Per Cataldo Calabretta, vignaiolo a Cirò – NOT ha colto il momento giusto. “Lo dico da calabrese – ha commentato -. Toccava farlo al sud.” NOT non è stato solo un focus sul vino. “Una iniziativa di questo genere ha larghi orizzonti. Spero possa essere un motore di riflessione su tante questioni legate al valore agricolo del cibo”, ha detto Stefano Pescarmona di Podere Magia, azienda emiliana.

Sono arrivato in tarda mattinata, ma una volta dentro mi sono lanciato subito sui banchi di degustazione. Alcune aziende le conoscevo, tante altre no. Così ho deciso di iniziare da quelli a me ignoti. Ecco alcune mie valutazioni:

Val di Sole, Piemonte

Val di Sole nasce nel 2015 sulle colline del Roero, a Corneliano d’Alba. Una vecchia vigna che continua ad essere ampliata con l’aggiunta di viti giovani. I vigneti della Valdisole sono tutti situati nelle zone del Roero DOCG. Le pratiche seguite in Valdisole sono rigorosamente naturali senza utilizzo di prodotti chimici sintetici o forzanti enologici. Tra i vini presenti ho bevuto:

Armonia. Arneis e Moscato Bianco. Un Orange Wine. Le uve sono macerate in botti di acacia da 500 lt per 30 giorni. Dopo la macerazione il vino viene fatto riposare prima in acciaio e poi in bottiglia. Al naso emergono note fruttate, floreali ed erbacee. Il moscato da una bella impronta aromatica al bouquet. Fresco, asciutto, con un finale amarognolo ma gradevole.
Pnoi. Nebbiolo Rosè. Qui non c’è macerazione. Il mosto è quindi diviso in tre parti uguali. Un terzo viene affinato per 9 mesi in barriques di castagno, un terzo in contenitore di ceramica (clayver) e il resto in barriques di rovere. Quindi vengono miscelati e rimangono almeno 3 mesi in bottiglia. I profumi sono quelli caratteristici del nebbiolo, floreali e fruttati ma (ovviamente) non evoluti. Delicato ma strutturato, la personalità del nebbiolo c’è pur se sviluppato per una leggera bevibilità.
Amos. Nebbiolo Rosso. Macerazione per 20 giorni in acciaio e affinamento in tonneau vecchio di rovere per 18 mesi. Poi almeno 6 mesi in bottiglia. Rosso rubino scarico con delicate note floreali e fruttate. Secco, fresco, di buon corpo.

Guttarolo, Puglia

Siamo nella Murgia barese, a Gioia del Colle. Terreno caratterizzato da roccia calcarea, ventilato e fertile. Nel 2003 Cristiano Guttarolo si trasferisce qui da Salerno. Acquista 2 ettari di vecchi vigneti di Primitivo allevati ad alberello e la fattoria di Gioia del Colle. Obiettivo: reinventare un Primitivo di grande identità e personalità. Vigne condotte in biologico con lavorazioni solo manuali, ma strizza l’occhio anche alla biodinamica. Ricorre a contenitori per fermentazioni spontanee ed affinamenti che non gravino sul vino, sperimenta negli anni l’acciaio e ultimamente l’anfora. Oggi Guttarolo ha una produzione da poco più di 6 ettari suddivisa tra Primitivo, Negroamaro e Verdeca.

Carsia. Un vino ottenuto da uve Verdeca, varietà autoctona pugliese presente prevalentemente nel territorio tarantino. Un vino di buona freschezza, salino e minerale.
Lamia delle Vigne. Da una vite vecchia di oltre 40 anni di età, coltivato ad alberello e spalliera, nasce questo Negroamaro ricco ed intenso. Fermentato ed affinato in acciaio esalta la potenza del frutto, con un calice corposo, fruttato e sapido.

Ayunta, Sicilia, Etna

Piccola azienda vinicola a conduzione familiare, gestisce circa 3 ettari di vecchi vigneti a quasi 700 metri sopra il livello del mare sulle pendici settentrionali dell’Etna, vicino al piccolo comune di Randazzo. I vini sono pensati affinché rappresentino la migliore personalità del terroir e le uve autoctone dell’Etna. In vigna si lavora manualmente, senza utilizzare prodotti chimici e vinificando in modo artigianale solo le migliori uve, per riuscire ad ottenere eleganza, equilibrio e freschezza, e per riportare il gusto puro del terroir.

Piante Sparse. Etna Bianco. Principalmente Carricante, ma anche Catarratto. A rappresentare la personalità di questo vino senza dubbio l’acidità, la freschezza e la nota minerale.
Navigabile. Prodotto da uve Nerello Mascalese in prevalenza e Nerello Cappuccio. Al naso esprime un frutto vivo, fragrante. Non manca la nota minerale confermata al palato.
Calderara Sottana. Un vino di contrada, prodotto con sole uve di Nerello Mascalese. I profumi ricordano la frutta matura, note di spezie e minerali. In bocca è pieno, di struttura, con tannini morbidi ed eleganti. Grande vino.

Campisi, Sicilia, Noto

Marcin Oz, nato in Polonia, cresciuto a Berlino, residente a Siracusa. Un musicista che ha scoperto la Sicilia grazie al cantante Erlend Oye, dei Whitest Boy Alive. Si è messo in società con i fratelli Marco e Sergio Mazzara. Il loro nonno, Salvatore Campisi, agricoltore illuminato, ha ispirato il nome della nuova azienda. Le vigne sono a Noto e Pachino, in contrada Buonivini dove si producono principalmente Nero d’Avola e Syrah.

Pink Moon. Un rosè da uve Nero d’Avola. Bel colore rosa intenso. Al naso i sentori sono tipici del Nero d’Avola, fruttato e floreale. Al palato riemerge il frutto ma anche la freschezza.
Red Red Wine. Colore rosso rubino scarico per questo vino ottenuto da uve Nero d’Avola. Non presenta una complessità di profumi ma rievoca comunque il territorio di origine, con leggere note anche speziate. In bocca il tannino è vivo ma non aggressivo. ben equilibrato.
Halleluja. Vino rosso prodotto con sole uve Syrah. Rosso rubino carico. Al naso emerge più di tutte la nota speziata, tipica del Syrah. Al palato e secco, asciutto, tannico e ben equilibrato.

Marco De Bartoli, Sicilia, Marsala

Azienda fortemente legata alla figura del suo fondatore, Marco De Bartoli, oggi portata avanti sapientemente dai figli Renato, Sebastiano e Josephine. Due cantine, a Marsala e a Pantelleria, dove si coltivano solo vitigni autoctoni quali Grillo, Zibibbo, Catarratto e Pignatello. Uve che vengono allevate nel pieno rispetto dell’ambiente e che arrivano in cantina per essere valorizzate e interpretate senza mai snaturare il frutto. Conoscevo già questi vini, ma essendo li ne ho approfittato per rivivere una bella emozione.

Integer Grillo e Integer Zibibbo. Nessun trattamento chimico, fisico, meccanico. Nessuna concimazione chimica, nessun trattamento di diserbo, utilizzo minimo di rame e zolfo, resa moderata per pianta, selezione manuale dei grappoli. Fermentazione spontanea in presenza di bucce, a opera di lieviti indigeni, senza rimontaggi né follature. Nessun trattamento o correzione, nessuna refrigerazione e filtrazione. I vini della linea Integer sono tutto questo ed esprimo pienamente il loro territorio di origine. Il Grillo si presenta di giallo dorato, con profumi caldi e avvolgenti che ricordano la frutta gialla matura, l’albicocca e belle sensazioni affumicate. Al palato è ricco, intenso, vivo, pienamente armonico. Di grande equilibrio e persistenza. Lo Zibibbo rappresenta in tutto e per tutto l’isola nella quale nasce, Pantelleria. Intenso e ricco, con profumi di frutta tropicale, frutta gialla molto matura, pesca, albicocca e agrumi canditi. Al palato esprime grande freschezza, sapidità, con bei ritorni di agrumi e aromi minerali. Due grandi eccellenze di Sicilia.

I Custodi delle Vigne dell’Etna, Sicilia, Etna

Custodire vuol dire preservare il territorio, mantenere le tradizioni e rispettare la persona. Da questi valori e dall’amore verso una terra meravigliosa come quella dell’Etnea nascono i vini de I Custodi, frutto della generosità del caloroso suolo vulcanico e della sua mineralità, del freddo della Muntagna e del sole di Sicilia. Sane viti di ogni età, condotte in modo naturale, organico, come da centinaia di anni si è sempre fatto sull’Etna, senza prodotti chimici di sintesi, nel rispetto delle persone, del paesaggio e della natura.

Alnus. Etna Rosato prodotto con uve Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio. Colore rosato con lievi riflessi rubino. Floreale con freschi sentori di fragola e lampone. Secco, gradevole, piacevolmente acidulo.
Aetneus. Etna Rosso nato da uve Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e una piccola parte di Alicante. Si presenta di un rosso rubino e con profumi intensi, di frutta matura e spezie. Minerale. Elegante e di notevole persistenza al gusto, giustamente tannico.

Pierre Frick, Francia, Alsazia

Pierre Frick è stato un pioniere indiscusso della filosofia naturalista: precursore dei tempi, ha abbracciato le metodologie biologiche già nel 1970, dedicandosi poi completamente alla biodinamica nel 1981. I 12 ettari circa di vigneti di proprietà in Alsazia (Francia) si sviluppano su altrettante 12 parcelle, di cui 3 Grand Cru. Rese bassissime, vendemmia manuale, ricorso ai soli lieviti indigeni, nessun trattamento chimico o fisico, utilizzo insignificante di anidride solforosa, comunque mai aggiunta prima della fermentazione. È stato un grande piacere conoscerlo e degustare i suoi vini veramente unici. Fortunatamente durante la degustazione affianco a me, oltre agli amici Giuseppe Scilabra e Pietro Foraci, c’era una giovane coppia che, conoscendo il francese, ci ha guidati nella traduzione.

Pinot Noir. Un Pinot Nero d’Alsazia dal tipico colore rosso rubino vivo. I profumi ricordano la frutta rossa e le spezie dolci. Leggeri sentori tostati e minerali. Fine, elegante, fresco, ben equilibrato.
Pinot Gris. Un bel colore aranciato tenue per questo Pinot Grigio macerato sulle bucce, luminoso e vivace alla vista. Il bouquet olfattivo è delicato e fruttato, contraddistinto da fragola e pompelmo. Al palato è fresco, di buon corpo, lungo e leggermente sapido nel finale.
Bergweingarten. Prodotto con un 100% Sylvaner, tipica dell’Alsazia, questo vino si presenta dal colore giallo ambrato con una leggera velatura. I profumi sono di frutta tropicale, miele e mandorla. Al palato è fresco, pulito, di corpo e di buona persistenza.
Riesling. Giallo paglierino che ricorda leggermente le sensazioni di idrocarburi tipici del Riesling. Emergono più frutta e agrumi. In bocca rilascia una freschezza avvolgente ed una buona mineralità.
Cremant. Pinot Grigio 100%. Un metodo classico dal colore giallo intenso e con bollicine fini e persistenti. Al naso esprime un bouquet ampio fatto di erbe aromatiche, vaniglia, miele, frutta secca. Non manca la fragranza e la crosta di pane. In bocca e fresco, elegante e raffinato. Grande bollicina.

Oltre a queste aziende ho avuto il piacere di degustare anche i vini di Nino Barracco (Marsala, TP) e di Arianna Occhipinti (Vittoria, RG). Se non cito quei le mie impressioni sui loro vini lo faccio non perché non li ho graditi, ma semmai per l’esatto contrario: posso dire che sono quelli che ho gradito più di tutti gli altri, senza nulla togliere alle grandi produzioni presenti e degustati in fiera. A questi due produttori dedicherò dei singoli post così da approfondire due belle filosofie produttive che stanno alla base delle due aziende e cercherò di trasmettervi quanto di buono e di bello c’è nei loro vini.

Alla tre giorni di NOT hanno partecipato grandi critici e personaggi del mondo enogastronomico che hanno tenuto seminari e degustazioni sul tema del vino franco, artigianale. Sandro Sangiorgi, fondatore di Porthos, ha raccontato lo scenario del vino naturale, tra luci e ombre e le nuove sfide con un percorso di assaggio tra silenzi, musica e riflessioni. Matteo Gallello di Porthos ha illustrato i vini naturali del Sud attraverso un viaggio nel calice tra territori. Giampaolo Gravina e Fabio Rizzari, autori insieme ad Armando Castagno del libro “Vini artigianali italiani”  hanno proposto una nuova chiave di lettura del vino, sperimentale, che legge e intreccia i vini con le opere d’arte.

Gae Saccoccio di naturadellecose.it ha approfondito il vino umano tra scienza e magia. Bonetta dell’Oglio, Davide Longoni e Francesco Pensovecchio hanno tenuto l’incontro Pane e Vino, legando, in un assaggio inedito, i due capisaldi di una cultura millenaria, tra analisi tecniche sulla panificazione spiegate dal maestro panificatore milanese, divulgazione della qualità dei grani autoctoni siciliani e dei principi dell’agricoltura biodinamica.

A NOT è stato presente anche il padre della vitocoltura biodinamica, Nicolas Joly, che ha tenuto i corsi sull’agricoltura biodinamica per l’appuntamento annuale di Renaissance Italia organizzato in collaborazione con AgriBio e ospitato a NOT. “La Sicilia è una terra che può dare vini di grande forza, autentici – ha detto il produttore della Loira -. Ho potuto assaggiare vini che davvero mi hanno colpito. Prodotti da chi ha compreso la vera natura del vino e come coltivare tenendo in considerazione tutte le forze, le energie che intervengono nel processo di vita”.

Tra le prelibatezze trovate in giro per NOT Rassegna dei Vini Franchi anche delle ottime produzioni di prodotti tipici, per lo più Presidi Slow Food.

Sull’intervento e sulla degustazione guidata da Matteo Gallello, una degustazione dedicata ai vini del grande sud, dove a confrontarsi sono stati territori e varietà del mediterraneo, dedicherò un post a se.

NOT Rassegna dei Vini Franchi
Palermo, 12-14 Gennaio 2019
Cantieri Culturali alla Zisa
www.rassegnanot.com

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Eventi Focus On Gusto News Vino

Il Grillo e le sue Sfumature, Degustazione di Vini Foderà all'Enoteca Mojito

Grillo, Grillo e ancora Grillo… Non si arresta l’interesse (e il dibattito) per questa bacca tutta siciliana. Eppure in Sicilia il Grillo esiste da sempre, o almeno da quando il barone Antonio Mendola lo scoprì quasi per caso nei sui studi a Favara sul finire dell’Ottocento. La bacca per eccellenza utilizzata per la produzione del famoso Marsala, da un po’ di anni a questa parte è stata accolta con grande interesse da parte degli addetti ai lavori per la produzione di diverse tipologie di vini Grillo, e dobbiamo ammettere che tutto ciò ha trovato un ottimo riscontro anche negli appassionati di vino e in tutti coloro i quali il vino amano berlo e apprezzarlo.

Oggi la produzione di vini Grillo è regolamentata dalla DOC Sicilia. Tra favorevoli e contrari il dibattito è in atto e personalmente mi auguro che si possano trovare presto punti di unione tali da favorire produzioni di qualità senza mai dimenticare l’origine di questa bacca (tipica dell’agro occidentale siciliano) e soprattutto che tengano conto del fatto che il Grillo nasce con il Marsala, e questo non dobbiamo dimenticarlo.

Ma andiamo all’evento: il Grillo e le sue sfumature. La stessa bacca in tre tipologie diverse di vinificazione. Un Metodo Classico, un Bianco e una Vendemmia Tardiva.

L’evento si è svolto presso l’Enoteca Mojito a Mazara del Vallo, un posto caldo e accogliente, fuori dal centro storico, ottimo per chi vuole trascorrere una serata tranquilla e fuori dal caos.
L’azienda che presenta i suoi vini è la Cantina Foderà, un’azienda marsalese nata nel 1849 e che si tramanda da sei generazioni. Stiamo parlando di una piccola realtà (la produzione totale di vino si aggira sulle 20.000 bottiglie) che produce vini fuori dal coro, eleganti e ben fatti, sicuramente non ruffiani. I lavori in cantina sono portati avanti dal vignaiolo Antonio Foderà che utilizza il patrimonio terriero di famiglia particolarmente vocato per la viticoltura in un contesto caratterizzato dal sole e dalle brezze marine.

Metodo Classico Brut 2014 – 24 Mesi

La degustazione comincia con il Metodo Classico. Un nuovo prodotto per questa azienda. Questa in degustazione è la prima annata. Siamo di fronte ad un vino prodotto con uve raccolte in fase di pre-maturazione (parliamo dei primi giorni di agosto). Rifermentazione in bottiglia e affinamento in bottiglia sui lieviti per circa 24 mesi conferiscono a questo Metodo Classico un’ottima freschezza e morbidezza. Giallo paglierino con lievi riflessi verdognoli. Brillante, con un perlage fine e abbastanza persistente. Al naso non mancano le caratteristiche tipiche del Grillo, accompagnati da profumi che ricordano la frutta esotica. Lievi sentori di crosta di pane comunque presenti, tanto da regalaci una buona fragranza. Nel complesso un buon Metodo Classico, fine ed equilibrato.

Grillo – 2014

Qui siamo di fronte ad un vino veramente unico. La vendemmia dell’uva avviene a fine agosto. Per la vinificazione viene usato solo il mosto fiore, mentre l’affinamento avviene in tonneaux di rovere Allier per circa 12 mesi e continua in bottiglia. Al calice si presenta con un bel giallo paglierino con riflessi dorati. Al naso è complesso, con un bouquet fruttato che ricorda la frutta gialla matura quali ananas e mela. Fragrante. Anche qui emergono i lieviti e la crosta di pane. Belle le note di vaniglia che arrivano nel finale. Al palato è secco, morbido, fresco. Nel retrogusto vengono confermate i profumi sentiti al naso. Intenso, equilibrato e persistente.

Grillo – 2012

Un fuori programma. Non era previsto per la degustazione, ma c’era e lo abbiamo bevuto. Profumo e retrogusto simili al 2014 ma con note ancora più vanigliate e mielate. Un bianco interessante che riesce ad evolvere per un po’ di anni in bottiglia, regalando belle emozioni ad ogni sorso.

Nella foto il Grillo 2014

Tardivo Grillo – 2014

Concludiamo la degustazione con una vendemmia tardiva. Lo stesso Grillo, dello stesso territorio, questa volta raccolto in periodo di sovra-maturazione nei primi giorni di settembre. Le uve vengono stese al sole per circa 14 giorni. Dopo la vinificazione il vino fiore viene fatto affinare per circa 16 mesi in tonneaux di rovere Allier e poi in bottiglia. Al calice è cristallino, giallo ambra con riflessi dorati. I profumi sono fragranti, ricordano la frutta gialla pienamente matura, il miele, la frutta secca. Al palato è dolce senza essere stucchevole. Morbido e cremoso, riesce a mantenere una buona freschezza. Intenso e persistente. Ottimo vino da dessert.

Ai vini in degustazione sono stati abbinati dei piccoli assaggi preparati dall’Enoteca Mojito: Tagliere di Salumi e Formaggi locali, crostini con paté e pomodorini, olive e pomodori secchi. Con il Tardivo di Grillo sono stati serviti dolci secchi e cantucci.

Così si conclude la serata, felice di aver degustato ottimi vini in un ambiente tranquillo e riservato, e lieto di aver conosciuto dei produttori che portano avanti una filosofia di produzione fuori dal comune, che non seguono mode e tendenze, ma che portano avanti il lavoro animati semplicemente da una vera passione e da una lunga tradizione di famiglia.

Enoteca Mojito
Via G.B. Pergolesi, 5
91026 Mazara del Vallo (TP)
www.enotecamojito.it
Cantina Foderà

C/da Giardinello, 154
91025 Marsala (TP)

www.vinifodera.com

Foto: Ignazio Perez
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Presentazione del libro Il Respiro del Vino di Luigi Moio al Palazzo Fici di Marsala

Sabato 8 luglio scorso (2017) è stato presentato il libro del Prof. Luigi Moio (enologo e docente di enologia all’Università di Napoli) “Il Respiro del Vino”. La presentazione è avvenuta al Palazzo Fici di Marsala ed è stata organizzata dalla Strada del Vino di Marsala in collaborazione con ONAV Trapani.

L’incontro è stata occasione di dibattito sui temi “Territori a confronto: Alto Adige, Sicilia, Etna e riscontri organolettici nel vino” con Vincenzo Bambina, enologo; “Le origini del Grillo” con Giacomo Ansaldi, enologo.

All’interno del convegno/presentazione è stata prevista anche una interessante sezione di degustazione sul Grillo interpretato dalle cantine produttrici di Marsala.

Foto: Ignazio Perez
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Emanuele Russo e il suo Ristorante Le Lumie di Marsala

Dopo una bella ed interessante mattinata passata in visita presso la cantina Donnafugata di Marsala, abbiamo deciso (io e parte del gruppo AISCorso Sommelier) di fare tappa per il pranzo al ristorante Le Lumie del giovane e apprezzato Chef marsalese Emanuele Russo. Eravamo in cinque, prenotiamo il tavolo e partiamo. Il ristorante si trova nell’entroterra marsalese (Contrada Fontanelle) ma tutto sommato è facile raggiungerlo.

All’estero il Ristorante Le Lumie si presenta come una semplice villetta, elegante e con un bel giardino. Salendo le scale si accede alla sala, intima ed accogliente, arredata e rifinita con un design sobrio e moderno. Bellissima la vista sulle campagne marsalesi e con le isole Egadi all’orizzonte.

Il menù propone diverse preparazioni alla carta sia di carne che di pesce: dalla Crudità di Gambero Rosso di Mazara all’Olio Extra Vergine di Oliva alla Battuta di Manzo in Crosta di Brik e Maionese al Marsala Vergine, dal Cous Cous di Grano Duro Siciliano con Zuppa di Cernia e Limone Candino al Filetto di Vitello al Fieno e Patate al Sale Integrale, e tante altre preparazioni che esaltano la cucina della tradizione ed i prodotti del territorio. Sono presenti anche due menù degustazione, uno a base di carne ed uno a base di pesce.

Interessante anche la carta dei vini che vede primeggiare tante etichette siciliane ma anche interessanti etichette nazionali ed internazionali, tra cui diversi vini francesi.

Il pranzo non poteva che cominciare con un bel metodo classico, abbiamo optato per delle bollicine siciliane, precisamente Murgo Brut 2011. Un metodo classico ottenuto da uve 100% Nerello Mascalese, questo spumante affina 8 mesi in acciaio e circa tre anni in bottiglia. Il colore è un bel giallo paglierino, con un perlage fine e continuo. Al naso esprime profumi floreali, di frutta bianca e leggermente speziati. In bocca questo spumante è fresco, sapido e di buona persistenza.

Ma andiamo alle portate. Personalmente ho provato due antipasti e un secondo. Il primo antipasto è stato il Polpo Grigliato con Crema di Mozzarella di Bufala al Profumo di Limone. Buona la cottura del polpo e l’acostamento dei sapori. Gusto deciso e buon equilibrio. Bella la persistenza finale della scorza di limone.

Come secondo antipasto ho provato il Macco di Piselli Verdi Secchi e Baccalà Croccante in Pasta Kataifi. Ottima la cottura del pesce è bella la croccantezza data dalla pasta kataifi. Non male l’accostamento con il macco di piselli, rivisitazione azzeccata del più noto macco di fave, piatto tipico siciliano inserito nei prodotti agroalimentari tradizionali italiani dal Mipaaf.

Mentre aspettiamo il secondo, ed essendo finito lo spumante, ordiniamo la seconda bottiglia. Questa volta andiamo in Francia, e scegliamo uno ChardonnayChablis Saint Pierre Albert Pic 2013. Colore giallo paglierino brillante. Al naso emergono sentori agrumati, delicati sentori erbacei e fruttati di albicocca e frutta bianca. In bocca questo vino è morbido, di buona sapidità e freschezza. Ottimo chardonnay.

Arriva il secondo. Ricciola Scottata e Zucchine alla “Scapece”. Bello il taglio della ricciola, buona anche la cottura. Ottime le zucchine di accompagnamento con una bella e leggera nota agrodolce.

Finito il secondo ci viene posta la carta dei dessert, dove oltre ai dolci sono elencati anche una interessante selezione di vini dolcipassiti e Marsala DOC. Io ho deciso di chiudere il pranzo con un Soufflè al Cioccolato e Crema Inglese. Tortino morbido con cuore caldo e cremoso. Liscia e vellutata la crea inglese. Ad accompagnare il dolce ho chiesto un calice di Kabir di Donnafugata che completa il palato con un finale equilibrato, fine e persistente.

Che dire. Non posso che essere soddisfatto. Lo Chef Emanuele Russo ha soddisfatto a pieno le mie aspettative. Una cucina di ottimo livello, ben curata nella selezione degli ingredienti, nella preparazione dei piatti oltre che nella presentazione.

In questa foto gli aspiranti sommelier con cui ho vissuto questa sosta di gusto.

RISTORANTE LE LUMIE
C.da Fontanelle 178 B
91025 Marsala (TP)
Tel. 0923 995197 | 334 9385512
info@ristorantelelumie.com
www.ristorantelelumie.com

Foto: Ignazio Perez
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Cantine Gusto Soste di Gusto Vino

Donnafugata, il rinascimento del vino siciliano

Visitando la Cantina Donnafugata di Marsala e scrivendo questo articolo mi è venuto in mente un #hashtag (lo so, è una brutta parola, ma #cancelletto forse lo è ancora di più) lanciato in questi giorni sui social da Vittorio Sgarbi: #Rinascimento. E vi spiego perché.

La Sicilia, la mia bella Sicilia, è sempre stata bistrattata e spesso trattata male soprattutto dai noi siciliani stessi. C’era un tempo (e potremmo dire c’è ancora) in cui il vino siciliano veniva venduto a pochi centesimi al litro fuori dall’isola ad aziende che poi lo usavano come vino da taglio, e non solo. Fortunatamente, questo tempo (almeno in parte) si è concluso, ed oggi assistiamo ad un vero e proprio Rinascimento dei vini siciliani.

Donnafugata e la famiglia Rallo sono senza dubbio un esempio bellissimo e concreto di questo rinascimento, avviato già parecchi anni fa. Qui non si parla solo di vino, ma di una vera e propria filosofia che persegue l’eccellenza e che porta nel mondo un Made in Italy (e soprattutto un Made in Sicilia) fatto di vino, di arte e di sostenibilità. Un “fare sartoriale”, come ama definire l’azienda, con il quale riescono a produrre grandi vini rappresentativi di una Sicilia innovativa, nel pieno rispetto dell’ambiente.

L’azienda è presente in Sicilia da diversi anni con tre cantine: Marsala, dove sono presenti le cantine storiche e dove si conclude l’affinamento e l’imbottigliamento di tutta la linea di vini; Contessa Entellina, con 270 ettari di vigneti suddivisi in 10 contrade (in effetti i vigneti coprono anche alcuni comuni vicini); Pantelleria dove sono presenti 68 ettari di vigneti coltivati a Zibibbo (Moscato d’Alessandria) e dai quali si produce anche lo splendido Ben Ryè.

Con il gruppo Corso Sommelier AIS ho avuto il piacere di visitare la cantina storica di Marsala. Qui i vini vengono affinati in acciaio, in cemento e in barrique.

Le vasche in acciaio vengono usate soprattutto per affinamenti brevi, mentre quelle in cemento costituiscono degli eccellenti contenitori per medi e lunghi affinamenti grazie alla buona inerzia termica, al naturale grado di isolamento e ad una totale assenza di correnti elettrostatiche.

Ma il luogo più suggestivo della cantina è senza dubbio la barricaia. Interamente scavata nella roccia di tufo ai piedi del vecchio baglio, si presenta ai visitatori con un colpo d’occhio affascinante. Barriques e tonneaux sono ideali per far evolvere i vini di grande struttura. Donnafugata, per rispettare al massimo le peculiarità dei singoli vitigni ed esaltarne le potenzialità di evoluzione, seleziona circa 20 tipologie di legno differenti per grana delle doghe, metodo e intensità di tostatura.

Ma Donnafugata non è solo attenta a creare dei vini che sono dei capolavori. L’azienda cura molto anche l’aspetto relativo alla comunicazione e lo fa in grande stile. A cominciare dalle etichette che sono delle vere e proprie opere d’arte, illustrazioni create o ispirate da Gabriella Rallo.

La linea di prodotti è suddivisa in quattro categorie, dove troviamo: i Vini Icona, ovvero il Mille e Una Notte e il Ben Ryè; i vini dall’Eleganza Mediterranea dove troviamo i due metodo classico Brut e Rosè (entrambe millesimati), il Chiarandà e il Tancredi; poi abbiamo i vini Versatili di Carattere come il Lighea, La Fuga, Vigna di Gabri, Angheli e Kabir; e per finire i Freschi e Fruttati, quindi Prio, SurSur, Lumera, Sherazade, Damarino, Anthilia, Sedàra.

Molto bella la degustazione che ha avuto luogo dopo la visita in un bel salone adibito appositamente per l’occasione. In degustazione abbiamo avuto quattro etichette. Eccovi le mie impressioni:

Vigna di Gabri, 2015
Colore giallo paglierino con riflessi verdolini. Profumo intenso e abbastanza complesso. In bocca il vino si presenta secco, con buona freschezza e sapidità. Un vino abbastanza equilibrato.
Tancredi, 2012
Alla vista si presenta con un bel rosso rubino intenso con leggeri riflessi granati. Limpido ed elegante. Profumo di frutta fresca matura, ciliegia, amarena, fiori appena recisi. Sentori vegetali e di liquirizia, ma anche un leggero tocco di mineralità e speziatura di vaniglia e cannella. Al palato e secco, caldo, abbastanza morbido. Buono e delicato il tannino. Bella sapidità. Un vino equilibrato e persistente.
Brut Millesimato, 2012
Cristallino. Giallo paglierino intenso con riflessi dorati. Perlage fine. Al naso emerge subito la nota dei lieviti e della crosta di pane. Fragrante. Sentori floreali e fruttati di frutta gialla matura. Intenso, complesso ed elegante. In bocca questo metodo classico è secco, fresco e sapido. Uno spumante di buon equilibrio. Intenso e persistente.
Ben Ryè, 2014
Con il suo colore giallo ambra brillante, il Ben Ryè sembra emanare luce propria. Questo vino sorprende per freschezza e complessità. Al naso è intenso è ampio, con un bouquet di profumi che spazia dall’albicocca alla scorza di agrumi candita. E ancora sentori balsamici, note dolci di miele e fico. In bocca il Ben Riè è dolce, caldo e morbido, il tutto sostenuto e bilanciato da una bella freschezza e da una vivace sapidità. Un passito di Pantelleria ammaliante, tra i vini dolci italiani più apprezzati al mondo. Un vino maturo e pienamente armonico.

DONNAFUGATA
Cantine Storiche
Via Sebastiano Lipari, 17
91025, Marsala (TP)
Tel. +39 0923 724 200
info@donnafugata.it
Visita il Sito Web

Foto: Ignazio Perez