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NOT Rassegna dei Vini Franchi va in scena a Palermo al grido “Non Modificare, Non Interferire”

Do Not Modify, Do Not Interfere. Semplicemente NOT. Una doppia negazione per lanciare un messaggio positivo: invitare i produttori di vino ad intervenire il meno possibile sulle pratiche di vigna e di cantina e quindi a non modificare, se non addirittura stravolgere, il risultato finale.

Siamo a Palermo, ai Cantieri Culturali alla Zisa, un luogo diventato ormai simbolo della rinascita di questa città. Una città sempre più aperta, libera dai pregiudizi che per troppo tempo l’hanno accompagnata e soprattutto pronta al confronto con le altre grandi città italiane. I Cantieri Culturali alla Zisa rappresentano un modello vincente di recupero ma anche un messaggio forte di crescita di un’intera comunità. Quindi mai luogo e città furono più azzeccate per un evento del genere.

I Cantieri Culturali alla Zisa sono un’ex area industriale di Palermo. La struttura venne costruita per ospitare le officine Ducrot e comprende diversi capannoni. Un luogo di importanza storica, dove tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento furono realizzati opere in stile liberty disegnati dell’architetto palermitano Ernesto Basile. Opere utilizzate anche come arredi dei saloni delle navi da crociera e delle varie residenze della Famiglia Florio e per gli arredi di Palazzo Montecitorio. Oggi quest’area è utilizzata come spazio espositivo per eventi teatrali, musicali, cinematografici e iniziative culturali di ogni genere.

Qui è andato in scena NOT Rassegna dei Vini Franchi, un multievento dedicato al sistema produttivo che mette al centro la figura del vignaiolo, il lavoro artigianale e che diffonde la coscienza del bere come atto non solo culturale ma anche politico di salvaguardia della natura e dell’identità territoriale.

“NOT ha colmato un vacuum nel panorama della promozione del vino in Sicilia. Ci impegneremo affinché diventi un appuntamento istituzionale annuale nell’agenda di Palermo e dell’Isola – ha dichiarato il sindaco Leoluca Orlando che ha dato il benvenuto ai vignaioli protagonisti di NOT. – “La cultura del vino appartiene all’identità di questa città – ha ribadito il primo cittadino – è la nostra storia ed è ciò che dobbiamo coltivare per il futuro. NOT amplifica questa vocazione, ha colto il fermento, una nuova sensibilità, l’evoluzione verso un certo modo di bere e attenzione all’ambiente, al territorio”.

Vini franchi, ovvero vini cosiddetti naturali, onesti, non modificati dalla chimica. Vini che per lo più nascono da vigne condotte in biologico, se non addirittura in biodicamica. Vini sui quali si preferisce intervenire il meno possibile in cantina come in vigna: zero (o quasi) chimica, zero (o quasi) solfiti, uso di lieviti indigeni, fermentazioni spontanee, ecc.

In questo post non voglio fare un trattato sui vini naturali, voglio solo soffermarmi su ciò che ho avuto la possibilità di provare sulla mia pelle, anzi sul mio olfatto e sul mio palato.

Personalmente, chi mi conosce, sa che non sono per le “etichette”. A mio modesto modo di vedere il vino deve essere pulito, ben fatto, che esprima un bel bouquet, che al palato inviti al sorso, che sia anche espressione di un territorio se non di un’idea. Il vino deve essere semplicemente ben fatto. Se poi siamo di fronte ad un vino convenzionale, naturale, biologico, biodinamico, ancestrale e chi più ne ha più ne metta ok, basta che sia fatto bene.

Certo se un produttore, o un vignaiolo, riesce a fare un buon vino intervenendo e modificando il meno possibile, allora c’è da dire chapeau, tanto di cappello. E questo è quello che ho avuto modo di apprezzare a NOT.

Oltre cento cantine e aziende agricole partecipanti con 500 etichette in degustazione. NOT – Rassegna dei vini franchi ha aperto una strada al centro del Mediterraneo per il movimento culturale dei vini franchi, artigianali, creando un occasione di incontro e confronto di respiro nazionale e internazionale al sud tra produttori che condividono lo stesso percorso, ciascuno con il proprio territorio e storia da raccontare. Per i tanti vignaioli artigiani di altre regioni è stata la prima vetrina in Sicilia. “Sono felice di essere venuto a Palermo – ha detto Gianmaria Sforza di Marinferno, cantina nel cuore dei colli piacentini -. Mi ha dato la possibilità di conoscere e confrontarmi con i colleghi produttori siciliani. Il tutto in una cornice bellissima. Not è stato un mix di energie che non si trova altrove nel resto d’Italia”. Per Cataldo Calabretta, vignaiolo a Cirò – NOT ha colto il momento giusto. “Lo dico da calabrese – ha commentato -. Toccava farlo al sud.” NOT non è stato solo un focus sul vino. “Una iniziativa di questo genere ha larghi orizzonti. Spero possa essere un motore di riflessione su tante questioni legate al valore agricolo del cibo”, ha detto Stefano Pescarmona di Podere Magia, azienda emiliana.

Sono arrivato in tarda mattinata, ma una volta dentro mi sono lanciato subito sui banchi di degustazione. Alcune aziende le conoscevo, tante altre no. Così ho deciso di iniziare da quelli a me ignoti. Ecco alcune mie valutazioni:

Val di Sole, Piemonte

Val di Sole nasce nel 2015 sulle colline del Roero, a Corneliano d’Alba. Una vecchia vigna che continua ad essere ampliata con l’aggiunta di viti giovani. I vigneti della Valdisole sono tutti situati nelle zone del Roero DOCG. Le pratiche seguite in Valdisole sono rigorosamente naturali senza utilizzo di prodotti chimici sintetici o forzanti enologici. Tra i vini presenti ho bevuto:

Armonia. Arneis e Moscato Bianco. Un Orange Wine. Le uve sono macerate in botti di acacia da 500 lt per 30 giorni. Dopo la macerazione il vino viene fatto riposare prima in acciaio e poi in bottiglia. Al naso emergono note fruttate, floreali ed erbacee. Il moscato da una bella impronta aromatica al bouquet. Fresco, asciutto, con un finale amarognolo ma gradevole.
Pnoi. Nebbiolo Rosè. Qui non c’è macerazione. Il mosto è quindi diviso in tre parti uguali. Un terzo viene affinato per 9 mesi in barriques di castagno, un terzo in contenitore di ceramica (clayver) e il resto in barriques di rovere. Quindi vengono miscelati e rimangono almeno 3 mesi in bottiglia. I profumi sono quelli caratteristici del nebbiolo, floreali e fruttati ma (ovviamente) non evoluti. Delicato ma strutturato, la personalità del nebbiolo c’è pur se sviluppato per una leggera bevibilità.
Amos. Nebbiolo Rosso. Macerazione per 20 giorni in acciaio e affinamento in tonneau vecchio di rovere per 18 mesi. Poi almeno 6 mesi in bottiglia. Rosso rubino scarico con delicate note floreali e fruttate. Secco, fresco, di buon corpo.

Guttarolo, Puglia

Siamo nella Murgia barese, a Gioia del Colle. Terreno caratterizzato da roccia calcarea, ventilato e fertile. Nel 2003 Cristiano Guttarolo si trasferisce qui da Salerno. Acquista 2 ettari di vecchi vigneti di Primitivo allevati ad alberello e la fattoria di Gioia del Colle. Obiettivo: reinventare un Primitivo di grande identità e personalità. Vigne condotte in biologico con lavorazioni solo manuali, ma strizza l’occhio anche alla biodinamica. Ricorre a contenitori per fermentazioni spontanee ed affinamenti che non gravino sul vino, sperimenta negli anni l’acciaio e ultimamente l’anfora. Oggi Guttarolo ha una produzione da poco più di 6 ettari suddivisa tra Primitivo, Negroamaro e Verdeca.

Carsia. Un vino ottenuto da uve Verdeca, varietà autoctona pugliese presente prevalentemente nel territorio tarantino. Un vino di buona freschezza, salino e minerale.
Lamia delle Vigne. Da una vite vecchia di oltre 40 anni di età, coltivato ad alberello e spalliera, nasce questo Negroamaro ricco ed intenso. Fermentato ed affinato in acciaio esalta la potenza del frutto, con un calice corposo, fruttato e sapido.

Ayunta, Sicilia, Etna

Piccola azienda vinicola a conduzione familiare, gestisce circa 3 ettari di vecchi vigneti a quasi 700 metri sopra il livello del mare sulle pendici settentrionali dell’Etna, vicino al piccolo comune di Randazzo. I vini sono pensati affinché rappresentino la migliore personalità del terroir e le uve autoctone dell’Etna. In vigna si lavora manualmente, senza utilizzare prodotti chimici e vinificando in modo artigianale solo le migliori uve, per riuscire ad ottenere eleganza, equilibrio e freschezza, e per riportare il gusto puro del terroir.

Piante Sparse. Etna Bianco. Principalmente Carricante, ma anche Catarratto. A rappresentare la personalità di questo vino senza dubbio l’acidità, la freschezza e la nota minerale.
Navigabile. Prodotto da uve Nerello Mascalese in prevalenza e Nerello Cappuccio. Al naso esprime un frutto vivo, fragrante. Non manca la nota minerale confermata al palato.
Calderara Sottana. Un vino di contrada, prodotto con sole uve di Nerello Mascalese. I profumi ricordano la frutta matura, note di spezie e minerali. In bocca è pieno, di struttura, con tannini morbidi ed eleganti. Grande vino.

Campisi, Sicilia, Noto

Marcin Oz, nato in Polonia, cresciuto a Berlino, residente a Siracusa. Un musicista che ha scoperto la Sicilia grazie al cantante Erlend Oye, dei Whitest Boy Alive. Si è messo in società con i fratelli Marco e Sergio Mazzara. Il loro nonno, Salvatore Campisi, agricoltore illuminato, ha ispirato il nome della nuova azienda. Le vigne sono a Noto e Pachino, in contrada Buonivini dove si producono principalmente Nero d’Avola e Syrah.

Pink Moon. Un rosè da uve Nero d’Avola. Bel colore rosa intenso. Al naso i sentori sono tipici del Nero d’Avola, fruttato e floreale. Al palato riemerge il frutto ma anche la freschezza.
Red Red Wine. Colore rosso rubino scarico per questo vino ottenuto da uve Nero d’Avola. Non presenta una complessità di profumi ma rievoca comunque il territorio di origine, con leggere note anche speziate. In bocca il tannino è vivo ma non aggressivo. ben equilibrato.
Halleluja. Vino rosso prodotto con sole uve Syrah. Rosso rubino carico. Al naso emerge più di tutte la nota speziata, tipica del Syrah. Al palato e secco, asciutto, tannico e ben equilibrato.

Marco De Bartoli, Sicilia, Marsala

Azienda fortemente legata alla figura del suo fondatore, Marco De Bartoli, oggi portata avanti sapientemente dai figli Renato, Sebastiano e Josephine. Due cantine, a Marsala e a Pantelleria, dove si coltivano solo vitigni autoctoni quali Grillo, Zibibbo, Catarratto e Pignatello. Uve che vengono allevate nel pieno rispetto dell’ambiente e che arrivano in cantina per essere valorizzate e interpretate senza mai snaturare il frutto. Conoscevo già questi vini, ma essendo li ne ho approfittato per rivivere una bella emozione.

Integer Grillo e Integer Zibibbo. Nessun trattamento chimico, fisico, meccanico. Nessuna concimazione chimica, nessun trattamento di diserbo, utilizzo minimo di rame e zolfo, resa moderata per pianta, selezione manuale dei grappoli. Fermentazione spontanea in presenza di bucce, a opera di lieviti indigeni, senza rimontaggi né follature. Nessun trattamento o correzione, nessuna refrigerazione e filtrazione. I vini della linea Integer sono tutto questo ed esprimo pienamente il loro territorio di origine. Il Grillo si presenta di giallo dorato, con profumi caldi e avvolgenti che ricordano la frutta gialla matura, l’albicocca e belle sensazioni affumicate. Al palato è ricco, intenso, vivo, pienamente armonico. Di grande equilibrio e persistenza. Lo Zibibbo rappresenta in tutto e per tutto l’isola nella quale nasce, Pantelleria. Intenso e ricco, con profumi di frutta tropicale, frutta gialla molto matura, pesca, albicocca e agrumi canditi. Al palato esprime grande freschezza, sapidità, con bei ritorni di agrumi e aromi minerali. Due grandi eccellenze di Sicilia.

I Custodi delle Vigne dell’Etna, Sicilia, Etna

Custodire vuol dire preservare il territorio, mantenere le tradizioni e rispettare la persona. Da questi valori e dall’amore verso una terra meravigliosa come quella dell’Etnea nascono i vini de I Custodi, frutto della generosità del caloroso suolo vulcanico e della sua mineralità, del freddo della Muntagna e del sole di Sicilia. Sane viti di ogni età, condotte in modo naturale, organico, come da centinaia di anni si è sempre fatto sull’Etna, senza prodotti chimici di sintesi, nel rispetto delle persone, del paesaggio e della natura.

Alnus. Etna Rosato prodotto con uve Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio. Colore rosato con lievi riflessi rubino. Floreale con freschi sentori di fragola e lampone. Secco, gradevole, piacevolmente acidulo.
Aetneus. Etna Rosso nato da uve Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e una piccola parte di Alicante. Si presenta di un rosso rubino e con profumi intensi, di frutta matura e spezie. Minerale. Elegante e di notevole persistenza al gusto, giustamente tannico.

Pierre Frick, Francia, Alsazia

Pierre Frick è stato un pioniere indiscusso della filosofia naturalista: precursore dei tempi, ha abbracciato le metodologie biologiche già nel 1970, dedicandosi poi completamente alla biodinamica nel 1981. I 12 ettari circa di vigneti di proprietà in Alsazia (Francia) si sviluppano su altrettante 12 parcelle, di cui 3 Grand Cru. Rese bassissime, vendemmia manuale, ricorso ai soli lieviti indigeni, nessun trattamento chimico o fisico, utilizzo insignificante di anidride solforosa, comunque mai aggiunta prima della fermentazione. È stato un grande piacere conoscerlo e degustare i suoi vini veramente unici. Fortunatamente durante la degustazione affianco a me, oltre agli amici Giuseppe Scilabra e Pietro Foraci, c’era una giovane coppia che, conoscendo il francese, ci ha guidati nella traduzione.

Pinot Noir. Un Pinot Nero d’Alsazia dal tipico colore rosso rubino vivo. I profumi ricordano la frutta rossa e le spezie dolci. Leggeri sentori tostati e minerali. Fine, elegante, fresco, ben equilibrato.
Pinot Gris. Un bel colore aranciato tenue per questo Pinot Grigio macerato sulle bucce, luminoso e vivace alla vista. Il bouquet olfattivo è delicato e fruttato, contraddistinto da fragola e pompelmo. Al palato è fresco, di buon corpo, lungo e leggermente sapido nel finale.
Bergweingarten. Prodotto con un 100% Sylvaner, tipica dell’Alsazia, questo vino si presenta dal colore giallo ambrato con una leggera velatura. I profumi sono di frutta tropicale, miele e mandorla. Al palato è fresco, pulito, di corpo e di buona persistenza.
Riesling. Giallo paglierino che ricorda leggermente le sensazioni di idrocarburi tipici del Riesling. Emergono più frutta e agrumi. In bocca rilascia una freschezza avvolgente ed una buona mineralità.
Cremant. Pinot Grigio 100%. Un metodo classico dal colore giallo intenso e con bollicine fini e persistenti. Al naso esprime un bouquet ampio fatto di erbe aromatiche, vaniglia, miele, frutta secca. Non manca la fragranza e la crosta di pane. In bocca e fresco, elegante e raffinato. Grande bollicina.

Oltre a queste aziende ho avuto il piacere di degustare anche i vini di Nino Barracco (Marsala, TP) e di Arianna Occhipinti (Vittoria, RG). Se non cito quei le mie impressioni sui loro vini lo faccio non perché non li ho graditi, ma semmai per l’esatto contrario: posso dire che sono quelli che ho gradito più di tutti gli altri, senza nulla togliere alle grandi produzioni presenti e degustati in fiera. A questi due produttori dedicherò dei singoli post così da approfondire due belle filosofie produttive che stanno alla base delle due aziende e cercherò di trasmettervi quanto di buono e di bello c’è nei loro vini.

Alla tre giorni di NOT hanno partecipato grandi critici e personaggi del mondo enogastronomico che hanno tenuto seminari e degustazioni sul tema del vino franco, artigianale. Sandro Sangiorgi, fondatore di Porthos, ha raccontato lo scenario del vino naturale, tra luci e ombre e le nuove sfide con un percorso di assaggio tra silenzi, musica e riflessioni. Matteo Gallello di Porthos ha illustrato i vini naturali del Sud attraverso un viaggio nel calice tra territori. Giampaolo Gravina e Fabio Rizzari, autori insieme ad Armando Castagno del libro “Vini artigianali italiani”  hanno proposto una nuova chiave di lettura del vino, sperimentale, che legge e intreccia i vini con le opere d’arte.

Gae Saccoccio di naturadellecose.it ha approfondito il vino umano tra scienza e magia. Bonetta dell’Oglio, Davide Longoni e Francesco Pensovecchio hanno tenuto l’incontro Pane e Vino, legando, in un assaggio inedito, i due capisaldi di una cultura millenaria, tra analisi tecniche sulla panificazione spiegate dal maestro panificatore milanese, divulgazione della qualità dei grani autoctoni siciliani e dei principi dell’agricoltura biodinamica.

A NOT è stato presente anche il padre della vitocoltura biodinamica, Nicolas Joly, che ha tenuto i corsi sull’agricoltura biodinamica per l’appuntamento annuale di Renaissance Italia organizzato in collaborazione con AgriBio e ospitato a NOT. “La Sicilia è una terra che può dare vini di grande forza, autentici – ha detto il produttore della Loira -. Ho potuto assaggiare vini che davvero mi hanno colpito. Prodotti da chi ha compreso la vera natura del vino e come coltivare tenendo in considerazione tutte le forze, le energie che intervengono nel processo di vita”.

Tra le prelibatezze trovate in giro per NOT Rassegna dei Vini Franchi anche delle ottime produzioni di prodotti tipici, per lo più Presidi Slow Food.

Sull’intervento e sulla degustazione guidata da Matteo Gallello, una degustazione dedicata ai vini del grande sud, dove a confrontarsi sono stati territori e varietà del mediterraneo, dedicherò un post a se.

NOT Rassegna dei Vini Franchi
Palermo, 12-14 Gennaio 2019
Cantieri Culturali alla Zisa
www.rassegnanot.com