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Osteria il Moro e il nuovo menu 2023 tra tradizione, innovazione, conoscenza e creatività

“Brilla la cucina gourmet a Trapani. Noi ci auguriamo, e auguriamo ai fratelli Bandi, che presto possa brillare anche una stella”.

Esattamente un anno fa scoprivamo questa realtà tutta trapanese e nell’articolo pubblicato dopo quella esperienza enogastronomica concludevamo con le parole appena dette. Nel frattempo i fratelli Nicola ed Enzo Bandi hanno continuato a lavorare, a fare ricerca e innovazione in cucina, e tutto ciò li ha portato ad ottenere importanti riconoscimenti, tra questi la segnalazione nella Guida Michelin 2023. Un riconoscimento importante che valorizza il territorio e porta entusiasmo in una squadra e in una famiglia che con dedizione e amore si dedica a ciò che sa fare meglio: deliziare gli ospiti con una cucina elegante e raffinata.

Osteria il Moro è un ristorante situato nel centro storico di Trapani, aperto sei anni fa dai fratelli Enzo e Nicola Bandi. Il ristorante si è distinto da subito per la proposta di una cucina legata alle radici della tradizione siciliana, in grado di offrire piatti ricchi di gusto e personalità, accompagnati da un servizio attento e da un’interessante selezione di vini, con circa 300 etichette, regionali, nazionali e internazionali. Lo chef Nicola Bandi, autodidatta, si ispira alla tradizione siciliana per creare piatti innovativi utilizzando ingredienti locali e di eccellente qualità, cercando sempre di evitare gli sprechi in cucina.

“Passo tante ore in cucina, a sperimentare, studiare, provare e riprovare. Amo la tradizione ma soprattutto innovare; giorno dopo giorno continuo a sperimentare, al fine di migliorarmi e accrescere il livello della mia cucina”, afferma lo chef Nicola Bandi.

Dobbiamo dire che Nicola Bandi non si è smentito nemmeno questa volta, con il nuovo menu, è ha dato prova di grande abilità e curiosità tra i fornelli. Scopriamo insieme il nuovo menu dell’Osteria Il Moro.

L’entrée di benvenuto è divertente, oltre che buono: pane “cunzatu” che diventa un pomodoro, la caponata nascosta in un cioccolatino, un oliva che diventa liquida, un donuts ricoperto di fonduta di piacentinu ennese, salsa verde di verdura tipica e un croccante di maialino dei Nebrodi. Piccole chicche che anticipano tutta la creatività dello Chef.

Il primo antipasto, carciofo alla carbonella, ci riporta al ricordo della scampagnata. Un carciofo in doppia cottura a bassa temperatura, un croccante al nero di seppia a fare da base, una fonduta di ragusano e la crema gambi di carciofi, il tutto servito dopo una breve affumicatura barbecue che sprigiona tutto il suo profumo una volta aperta la cloche.

Già da questo piatto notiamo l’attenzione al non spreco: i gambi dei carciofi, spesso buttati, diventano invece una favolosa crema che unisce tutti gli ingredienti.

Il secondo antipasto, il polpo in zucca, ha alla base una crema di maggiorana e formaggio di pecora sulla quale è adagiato il polpo in doppio cottura e crema di zucca agrodolce. A guarnire un velo di zucca con semi di zucca tostati e polvere di olive. Un piatto fresco e avvolgente al palato.

Con gli antipasti lo Chef fa sfoggio anche dei suoi lievitati: il pane fatto con lievito madre, farina senatore cappelli e rimacinato, lasciato lievitare per 24 ore; i grissini, leggeri e sottili: il pane sfogliato, una novità, un lievitato soffice e gustosissimo.

Passando ai primi lo Chef Nicola Bandi ci presenta un piatto semplice ma di grande impatto, i tubetti di ricotta, pecorino e pere. Ingredienti poveri e ben equilibrati tra di loro; i tubetti vengono mantecati con crema di pecorino e ricotta, le pere cotte a bassa temperatura, aromatizzate al marsala e spadelliate e alla base una salsa alla cicoria che dona quel tocco di amaro che riequilibra il tutto.

Il secondo primo è la rivisitazione di un tempio della gastronomia siciliana: la pasta con le sarde. Qui lo Chef rivisita la ricetta siciliana creando un raviolo al plin con un ripieno di sugo alle sarde ristretto, guarniti con un pralinato di pinoli, pezzetti si sarda marinata e affumicata e una mollica aromatizzata al finocchietto. Un grande primo, una rivisitazione ben riuscita.

Con i secondi lo Chef ci stupisce con una ombrina e con la lingua di vitello.

L’ombrina appena scottata è servita su una crema di cicoria accompagnata dalla bagna cauda che da sapidità e dalle cime di cicoria. Un pesce semplice valorizzato con il sapiente uso di ingredienti e preparazioni dal sapore deciso. 

La lingua al cioccolato, ricetta antichissima che lo chef è andato a scovare, prevede una preparazione lunga e meticolosa: la lingua viene cotta per oltre 16 ore a bassa temperatura e accompagnata ad una salsa al cioccolato fondente agrodolce. Completano le fava di cacao e il pak choi, verdure con tendenza amara di origine cinese.

Notiamo con piacere come la tradizione viene reinterpretata non solo con ingredienti del territorio ma anche con una ricerca continua di gusti e sapori che arrivano da lontano, creando così un mix vincente di gusto e bontà.

Concludiamo il pranzo con pane e panelle, non il classico street food palermitano, ma un dolce: crumble ai ceci, insalatina di ceci, gelato ai ceci, gel al lime, sale, pepe e scorza di limone. E il pane? Una mini brioche calda che il commensale può riempire a suo piacimento e ricostruire così il pane e panelle. Un’idea simpatica ma soprattutto originale e gustosa.

Non da meno sono stati gli abbinamenti con i vini proposta da Enzo Bandi, perfetto padrone di casa e Maître che con il suo staff non ha fatto mancare le giuste attenzioni in sala.

Spumante Metodo Classico Brut Foderà vendemmia 2015. Questo spumante prodotto a Marsala con uve Grillo è stato abbinato al benvenuto dello Chef. Perlage fine e persistente. Intenso al naso con sentori di agrumi e crosta di pane. Spiccata acidità e sapidità al palato.

Con gli antipasti e i primi viene servito un Terre Siciliane Igp Catarratto 2021 di Nino Barraco, noto vigneron marsalese. Intenso e persistente con note di agrumi e frutta gialla. Elegante nel finale. Un vino di grande espressione territoriale che ben si abbina ai piatti proposti. Particolarmente piacevole con il polpo in zucca.

Il Salina Bianco Igt Bianco V 2020 Eolia viene abbinato all’ombrina. Le note fruttate, la foglia del cappero, la pietra focaia volgono verso sentori salmastri e balsamici. Al palato è ampio, lungo. Un vino dal carattere deciso.

La lingua al cioccolato viene servita in abbinamento al Doc Etna Rosso Milice Rosso 2016 Cantine di Nessuno. Un rosso rubino vivo, intenso e complesso al naso dove si accavallano profumi di frutti rossi e minerali, spezie e frutta secca. Morbido e fresco, dal tannino elegante e vellutato. Un grande vino e un buon abbinamento.

Per finire, con il dolce viene servito un Passito di Malvasia delle Lipari Doc La Rosa Bianca 2021. La frutta candita fa da padrona nel bouquet di questo vino, accompagnate da tracce di mineralità e da spezie dolci. Fresco, sapido e di buona persistenza.

Una nota particolare la meritano anche i panettoni dello Chef Nicola Bandi. Un amore per i lievitati che lo ha portato ad iniziare, già 4 anni fa, una piccola produzione di panettoni artigianali. Quest’anno le versioni sono due, classico e cioccolato. 30 ore di lievitazione per un mix di ingredienti di alta qualità: farine siciliane, uvetta e arancia candita per il classico, ai quali si aggiungono un fondente al 75% e le fave di cacao nella versione al cioccolato.

Le nostre impressioni su questa ormai nota sosta di gusto non possono che essere positive: una continua ricerca sta portando lo Chef Nicola Bandi a percorrere una strada impervia e difficile, ma non per questo egli si sente scoraggiato. Tuttalpiù ogni volta riesce a spingersi oltre, e questa voglia di oltrepassare i limiti lo porta a scoprire nuovi orizzonti pieni di luce e profumi, colori e sapori, forme e gusti. Ingredienti che suonano all’unisono e creano quella melodia che nasce unendo tradizione, innovazione, conoscenza e creatività.

Osteria il Moro
Via Garibaldi, 86
91100 Trapani
Centro Storico

+39 0923 23194
info@osteriailmoro.it

www.osteriailmoro.it

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Cantine Soste di Gusto

Benanti

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La Sicilia Orientale reca il sigillo Benanti

Alla fine dell’800 Giuseppe Benanti, nonno dell’attuale Giuseppe, avviò la produzione di vini in un antico podere del padre alle pendici dell’Etna, a Viagrande (Catania). Nel 1988 Giuseppe Benanti riprende l’antica passione di famiglia, dando inizio ad un’approfondita selezione dei terreni etnei altamente vocati alla vitivinicoltura e alla ricerca di particolari cloni di vitigni autoctoni e di nuove tecniche enologiche attraverso cui riprodurre le antiche fragranze con l’ausilio delle più moderne tecniche di vinificazione, come in un perfetto connubio tra storia e realtà. Uno studio che, durato cinque anni, ha portato alla produzione di vini dal gusto unico, capaci di ricreare antichi sapori e di mantenerli intatti nel tempo.
Vini dalla personalità spiccata, che recano impresse la cultura e la passione per il vino della famiglia Benanti, da sempre mossa da un rispetto nei confronti dei luoghi, dei “terroir” e dei vecchi palmenti che, dopo averle dischiuso le meraviglie del territorio etneo, l’ha guidata prima a Pantelleria e poi a Pachino.

Oggi l’azienda si pone in una fascia di mercato per prodotti di alto livello qualitativo e la richiesta dei suoi vini è in forte ascesa. Un risultato che si deve soprattutto alla qualità dei vini, riconosciuta sia in Italia che all’estero, come attestano i tanti premi e riconoscimenti che ogni anno continuano a giungere dai più importanti concorsi nazionali e internazionali.[/vc_column_text][vc_empty_space hide_on_desktop=”” hide_on_notebook=”” hide_on_tablet=”” hide_on_mobile=””][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column icons_position=”left”][vc_empty_space hide_on_desktop=”” hide_on_notebook=”” hide_on_tablet=”” hide_on_mobile=””][trx_sc_title title_style=”default” title_tag=”h3″ link_style=”default” title=”Contatti”][vc_empty_space hide_on_desktop=”” hide_on_notebook=”” hide_on_tablet=”” hide_on_mobile=””][vc_column_text]Via Giuseppe Garibaldi, 361
Viagrande, CT

+39 095 7890928

info@benanti.it

www.vinicolabenanti.it

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Eventi Focus On Gusto News Vino

NOT Rassegna dei Vini Franchi va in scena a Palermo al grido “Non Modificare, Non Interferire”

Do Not Modify, Do Not Interfere. Semplicemente NOT. Una doppia negazione per lanciare un messaggio positivo: invitare i produttori di vino ad intervenire il meno possibile sulle pratiche di vigna e di cantina e quindi a non modificare, se non addirittura stravolgere, il risultato finale.

Siamo a Palermo, ai Cantieri Culturali alla Zisa, un luogo diventato ormai simbolo della rinascita di questa città. Una città sempre più aperta, libera dai pregiudizi che per troppo tempo l’hanno accompagnata e soprattutto pronta al confronto con le altre grandi città italiane. I Cantieri Culturali alla Zisa rappresentano un modello vincente di recupero ma anche un messaggio forte di crescita di un’intera comunità. Quindi mai luogo e città furono più azzeccate per un evento del genere.

I Cantieri Culturali alla Zisa sono un’ex area industriale di Palermo. La struttura venne costruita per ospitare le officine Ducrot e comprende diversi capannoni. Un luogo di importanza storica, dove tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento furono realizzati opere in stile liberty disegnati dell’architetto palermitano Ernesto Basile. Opere utilizzate anche come arredi dei saloni delle navi da crociera e delle varie residenze della Famiglia Florio e per gli arredi di Palazzo Montecitorio. Oggi quest’area è utilizzata come spazio espositivo per eventi teatrali, musicali, cinematografici e iniziative culturali di ogni genere.

Qui è andato in scena NOT Rassegna dei Vini Franchi, un multievento dedicato al sistema produttivo che mette al centro la figura del vignaiolo, il lavoro artigianale e che diffonde la coscienza del bere come atto non solo culturale ma anche politico di salvaguardia della natura e dell’identità territoriale.

“NOT ha colmato un vacuum nel panorama della promozione del vino in Sicilia. Ci impegneremo affinché diventi un appuntamento istituzionale annuale nell’agenda di Palermo e dell’Isola – ha dichiarato il sindaco Leoluca Orlando che ha dato il benvenuto ai vignaioli protagonisti di NOT. – “La cultura del vino appartiene all’identità di questa città – ha ribadito il primo cittadino – è la nostra storia ed è ciò che dobbiamo coltivare per il futuro. NOT amplifica questa vocazione, ha colto il fermento, una nuova sensibilità, l’evoluzione verso un certo modo di bere e attenzione all’ambiente, al territorio”.

Vini franchi, ovvero vini cosiddetti naturali, onesti, non modificati dalla chimica. Vini che per lo più nascono da vigne condotte in biologico, se non addirittura in biodicamica. Vini sui quali si preferisce intervenire il meno possibile in cantina come in vigna: zero (o quasi) chimica, zero (o quasi) solfiti, uso di lieviti indigeni, fermentazioni spontanee, ecc.

In questo post non voglio fare un trattato sui vini naturali, voglio solo soffermarmi su ciò che ho avuto la possibilità di provare sulla mia pelle, anzi sul mio olfatto e sul mio palato.

Personalmente, chi mi conosce, sa che non sono per le “etichette”. A mio modesto modo di vedere il vino deve essere pulito, ben fatto, che esprima un bel bouquet, che al palato inviti al sorso, che sia anche espressione di un territorio se non di un’idea. Il vino deve essere semplicemente ben fatto. Se poi siamo di fronte ad un vino convenzionale, naturale, biologico, biodinamico, ancestrale e chi più ne ha più ne metta ok, basta che sia fatto bene.

Certo se un produttore, o un vignaiolo, riesce a fare un buon vino intervenendo e modificando il meno possibile, allora c’è da dire chapeau, tanto di cappello. E questo è quello che ho avuto modo di apprezzare a NOT.

Oltre cento cantine e aziende agricole partecipanti con 500 etichette in degustazione. NOT – Rassegna dei vini franchi ha aperto una strada al centro del Mediterraneo per il movimento culturale dei vini franchi, artigianali, creando un occasione di incontro e confronto di respiro nazionale e internazionale al sud tra produttori che condividono lo stesso percorso, ciascuno con il proprio territorio e storia da raccontare. Per i tanti vignaioli artigiani di altre regioni è stata la prima vetrina in Sicilia. “Sono felice di essere venuto a Palermo – ha detto Gianmaria Sforza di Marinferno, cantina nel cuore dei colli piacentini -. Mi ha dato la possibilità di conoscere e confrontarmi con i colleghi produttori siciliani. Il tutto in una cornice bellissima. Not è stato un mix di energie che non si trova altrove nel resto d’Italia”. Per Cataldo Calabretta, vignaiolo a Cirò – NOT ha colto il momento giusto. “Lo dico da calabrese – ha commentato -. Toccava farlo al sud.” NOT non è stato solo un focus sul vino. “Una iniziativa di questo genere ha larghi orizzonti. Spero possa essere un motore di riflessione su tante questioni legate al valore agricolo del cibo”, ha detto Stefano Pescarmona di Podere Magia, azienda emiliana.

Sono arrivato in tarda mattinata, ma una volta dentro mi sono lanciato subito sui banchi di degustazione. Alcune aziende le conoscevo, tante altre no. Così ho deciso di iniziare da quelli a me ignoti. Ecco alcune mie valutazioni:

Val di Sole, Piemonte

Val di Sole nasce nel 2015 sulle colline del Roero, a Corneliano d’Alba. Una vecchia vigna che continua ad essere ampliata con l’aggiunta di viti giovani. I vigneti della Valdisole sono tutti situati nelle zone del Roero DOCG. Le pratiche seguite in Valdisole sono rigorosamente naturali senza utilizzo di prodotti chimici sintetici o forzanti enologici. Tra i vini presenti ho bevuto:

Armonia. Arneis e Moscato Bianco. Un Orange Wine. Le uve sono macerate in botti di acacia da 500 lt per 30 giorni. Dopo la macerazione il vino viene fatto riposare prima in acciaio e poi in bottiglia. Al naso emergono note fruttate, floreali ed erbacee. Il moscato da una bella impronta aromatica al bouquet. Fresco, asciutto, con un finale amarognolo ma gradevole.
Pnoi. Nebbiolo Rosè. Qui non c’è macerazione. Il mosto è quindi diviso in tre parti uguali. Un terzo viene affinato per 9 mesi in barriques di castagno, un terzo in contenitore di ceramica (clayver) e il resto in barriques di rovere. Quindi vengono miscelati e rimangono almeno 3 mesi in bottiglia. I profumi sono quelli caratteristici del nebbiolo, floreali e fruttati ma (ovviamente) non evoluti. Delicato ma strutturato, la personalità del nebbiolo c’è pur se sviluppato per una leggera bevibilità.
Amos. Nebbiolo Rosso. Macerazione per 20 giorni in acciaio e affinamento in tonneau vecchio di rovere per 18 mesi. Poi almeno 6 mesi in bottiglia. Rosso rubino scarico con delicate note floreali e fruttate. Secco, fresco, di buon corpo.

Guttarolo, Puglia

Siamo nella Murgia barese, a Gioia del Colle. Terreno caratterizzato da roccia calcarea, ventilato e fertile. Nel 2003 Cristiano Guttarolo si trasferisce qui da Salerno. Acquista 2 ettari di vecchi vigneti di Primitivo allevati ad alberello e la fattoria di Gioia del Colle. Obiettivo: reinventare un Primitivo di grande identità e personalità. Vigne condotte in biologico con lavorazioni solo manuali, ma strizza l’occhio anche alla biodinamica. Ricorre a contenitori per fermentazioni spontanee ed affinamenti che non gravino sul vino, sperimenta negli anni l’acciaio e ultimamente l’anfora. Oggi Guttarolo ha una produzione da poco più di 6 ettari suddivisa tra Primitivo, Negroamaro e Verdeca.

Carsia. Un vino ottenuto da uve Verdeca, varietà autoctona pugliese presente prevalentemente nel territorio tarantino. Un vino di buona freschezza, salino e minerale.
Lamia delle Vigne. Da una vite vecchia di oltre 40 anni di età, coltivato ad alberello e spalliera, nasce questo Negroamaro ricco ed intenso. Fermentato ed affinato in acciaio esalta la potenza del frutto, con un calice corposo, fruttato e sapido.

Ayunta, Sicilia, Etna

Piccola azienda vinicola a conduzione familiare, gestisce circa 3 ettari di vecchi vigneti a quasi 700 metri sopra il livello del mare sulle pendici settentrionali dell’Etna, vicino al piccolo comune di Randazzo. I vini sono pensati affinché rappresentino la migliore personalità del terroir e le uve autoctone dell’Etna. In vigna si lavora manualmente, senza utilizzare prodotti chimici e vinificando in modo artigianale solo le migliori uve, per riuscire ad ottenere eleganza, equilibrio e freschezza, e per riportare il gusto puro del terroir.

Piante Sparse. Etna Bianco. Principalmente Carricante, ma anche Catarratto. A rappresentare la personalità di questo vino senza dubbio l’acidità, la freschezza e la nota minerale.
Navigabile. Prodotto da uve Nerello Mascalese in prevalenza e Nerello Cappuccio. Al naso esprime un frutto vivo, fragrante. Non manca la nota minerale confermata al palato.
Calderara Sottana. Un vino di contrada, prodotto con sole uve di Nerello Mascalese. I profumi ricordano la frutta matura, note di spezie e minerali. In bocca è pieno, di struttura, con tannini morbidi ed eleganti. Grande vino.

Campisi, Sicilia, Noto

Marcin Oz, nato in Polonia, cresciuto a Berlino, residente a Siracusa. Un musicista che ha scoperto la Sicilia grazie al cantante Erlend Oye, dei Whitest Boy Alive. Si è messo in società con i fratelli Marco e Sergio Mazzara. Il loro nonno, Salvatore Campisi, agricoltore illuminato, ha ispirato il nome della nuova azienda. Le vigne sono a Noto e Pachino, in contrada Buonivini dove si producono principalmente Nero d’Avola e Syrah.

Pink Moon. Un rosè da uve Nero d’Avola. Bel colore rosa intenso. Al naso i sentori sono tipici del Nero d’Avola, fruttato e floreale. Al palato riemerge il frutto ma anche la freschezza.
Red Red Wine. Colore rosso rubino scarico per questo vino ottenuto da uve Nero d’Avola. Non presenta una complessità di profumi ma rievoca comunque il territorio di origine, con leggere note anche speziate. In bocca il tannino è vivo ma non aggressivo. ben equilibrato.
Halleluja. Vino rosso prodotto con sole uve Syrah. Rosso rubino carico. Al naso emerge più di tutte la nota speziata, tipica del Syrah. Al palato e secco, asciutto, tannico e ben equilibrato.

Marco De Bartoli, Sicilia, Marsala

Azienda fortemente legata alla figura del suo fondatore, Marco De Bartoli, oggi portata avanti sapientemente dai figli Renato, Sebastiano e Josephine. Due cantine, a Marsala e a Pantelleria, dove si coltivano solo vitigni autoctoni quali Grillo, Zibibbo, Catarratto e Pignatello. Uve che vengono allevate nel pieno rispetto dell’ambiente e che arrivano in cantina per essere valorizzate e interpretate senza mai snaturare il frutto. Conoscevo già questi vini, ma essendo li ne ho approfittato per rivivere una bella emozione.

Integer Grillo e Integer Zibibbo. Nessun trattamento chimico, fisico, meccanico. Nessuna concimazione chimica, nessun trattamento di diserbo, utilizzo minimo di rame e zolfo, resa moderata per pianta, selezione manuale dei grappoli. Fermentazione spontanea in presenza di bucce, a opera di lieviti indigeni, senza rimontaggi né follature. Nessun trattamento o correzione, nessuna refrigerazione e filtrazione. I vini della linea Integer sono tutto questo ed esprimo pienamente il loro territorio di origine. Il Grillo si presenta di giallo dorato, con profumi caldi e avvolgenti che ricordano la frutta gialla matura, l’albicocca e belle sensazioni affumicate. Al palato è ricco, intenso, vivo, pienamente armonico. Di grande equilibrio e persistenza. Lo Zibibbo rappresenta in tutto e per tutto l’isola nella quale nasce, Pantelleria. Intenso e ricco, con profumi di frutta tropicale, frutta gialla molto matura, pesca, albicocca e agrumi canditi. Al palato esprime grande freschezza, sapidità, con bei ritorni di agrumi e aromi minerali. Due grandi eccellenze di Sicilia.

I Custodi delle Vigne dell’Etna, Sicilia, Etna

Custodire vuol dire preservare il territorio, mantenere le tradizioni e rispettare la persona. Da questi valori e dall’amore verso una terra meravigliosa come quella dell’Etnea nascono i vini de I Custodi, frutto della generosità del caloroso suolo vulcanico e della sua mineralità, del freddo della Muntagna e del sole di Sicilia. Sane viti di ogni età, condotte in modo naturale, organico, come da centinaia di anni si è sempre fatto sull’Etna, senza prodotti chimici di sintesi, nel rispetto delle persone, del paesaggio e della natura.

Alnus. Etna Rosato prodotto con uve Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio. Colore rosato con lievi riflessi rubino. Floreale con freschi sentori di fragola e lampone. Secco, gradevole, piacevolmente acidulo.
Aetneus. Etna Rosso nato da uve Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e una piccola parte di Alicante. Si presenta di un rosso rubino e con profumi intensi, di frutta matura e spezie. Minerale. Elegante e di notevole persistenza al gusto, giustamente tannico.

Pierre Frick, Francia, Alsazia

Pierre Frick è stato un pioniere indiscusso della filosofia naturalista: precursore dei tempi, ha abbracciato le metodologie biologiche già nel 1970, dedicandosi poi completamente alla biodinamica nel 1981. I 12 ettari circa di vigneti di proprietà in Alsazia (Francia) si sviluppano su altrettante 12 parcelle, di cui 3 Grand Cru. Rese bassissime, vendemmia manuale, ricorso ai soli lieviti indigeni, nessun trattamento chimico o fisico, utilizzo insignificante di anidride solforosa, comunque mai aggiunta prima della fermentazione. È stato un grande piacere conoscerlo e degustare i suoi vini veramente unici. Fortunatamente durante la degustazione affianco a me, oltre agli amici Giuseppe Scilabra e Pietro Foraci, c’era una giovane coppia che, conoscendo il francese, ci ha guidati nella traduzione.

Pinot Noir. Un Pinot Nero d’Alsazia dal tipico colore rosso rubino vivo. I profumi ricordano la frutta rossa e le spezie dolci. Leggeri sentori tostati e minerali. Fine, elegante, fresco, ben equilibrato.
Pinot Gris. Un bel colore aranciato tenue per questo Pinot Grigio macerato sulle bucce, luminoso e vivace alla vista. Il bouquet olfattivo è delicato e fruttato, contraddistinto da fragola e pompelmo. Al palato è fresco, di buon corpo, lungo e leggermente sapido nel finale.
Bergweingarten. Prodotto con un 100% Sylvaner, tipica dell’Alsazia, questo vino si presenta dal colore giallo ambrato con una leggera velatura. I profumi sono di frutta tropicale, miele e mandorla. Al palato è fresco, pulito, di corpo e di buona persistenza.
Riesling. Giallo paglierino che ricorda leggermente le sensazioni di idrocarburi tipici del Riesling. Emergono più frutta e agrumi. In bocca rilascia una freschezza avvolgente ed una buona mineralità.
Cremant. Pinot Grigio 100%. Un metodo classico dal colore giallo intenso e con bollicine fini e persistenti. Al naso esprime un bouquet ampio fatto di erbe aromatiche, vaniglia, miele, frutta secca. Non manca la fragranza e la crosta di pane. In bocca e fresco, elegante e raffinato. Grande bollicina.

Oltre a queste aziende ho avuto il piacere di degustare anche i vini di Nino Barracco (Marsala, TP) e di Arianna Occhipinti (Vittoria, RG). Se non cito quei le mie impressioni sui loro vini lo faccio non perché non li ho graditi, ma semmai per l’esatto contrario: posso dire che sono quelli che ho gradito più di tutti gli altri, senza nulla togliere alle grandi produzioni presenti e degustati in fiera. A questi due produttori dedicherò dei singoli post così da approfondire due belle filosofie produttive che stanno alla base delle due aziende e cercherò di trasmettervi quanto di buono e di bello c’è nei loro vini.

Alla tre giorni di NOT hanno partecipato grandi critici e personaggi del mondo enogastronomico che hanno tenuto seminari e degustazioni sul tema del vino franco, artigianale. Sandro Sangiorgi, fondatore di Porthos, ha raccontato lo scenario del vino naturale, tra luci e ombre e le nuove sfide con un percorso di assaggio tra silenzi, musica e riflessioni. Matteo Gallello di Porthos ha illustrato i vini naturali del Sud attraverso un viaggio nel calice tra territori. Giampaolo Gravina e Fabio Rizzari, autori insieme ad Armando Castagno del libro “Vini artigianali italiani”  hanno proposto una nuova chiave di lettura del vino, sperimentale, che legge e intreccia i vini con le opere d’arte.

Gae Saccoccio di naturadellecose.it ha approfondito il vino umano tra scienza e magia. Bonetta dell’Oglio, Davide Longoni e Francesco Pensovecchio hanno tenuto l’incontro Pane e Vino, legando, in un assaggio inedito, i due capisaldi di una cultura millenaria, tra analisi tecniche sulla panificazione spiegate dal maestro panificatore milanese, divulgazione della qualità dei grani autoctoni siciliani e dei principi dell’agricoltura biodinamica.

A NOT è stato presente anche il padre della vitocoltura biodinamica, Nicolas Joly, che ha tenuto i corsi sull’agricoltura biodinamica per l’appuntamento annuale di Renaissance Italia organizzato in collaborazione con AgriBio e ospitato a NOT. “La Sicilia è una terra che può dare vini di grande forza, autentici – ha detto il produttore della Loira -. Ho potuto assaggiare vini che davvero mi hanno colpito. Prodotti da chi ha compreso la vera natura del vino e come coltivare tenendo in considerazione tutte le forze, le energie che intervengono nel processo di vita”.

Tra le prelibatezze trovate in giro per NOT Rassegna dei Vini Franchi anche delle ottime produzioni di prodotti tipici, per lo più Presidi Slow Food.

Sull’intervento e sulla degustazione guidata da Matteo Gallello, una degustazione dedicata ai vini del grande sud, dove a confrontarsi sono stati territori e varietà del mediterraneo, dedicherò un post a se.

NOT Rassegna dei Vini Franchi
Palermo, 12-14 Gennaio 2019
Cantieri Culturali alla Zisa
www.rassegnanot.com